(Fonte foto: La Nazione)
Abusata fin dalla più tenera età dallo zio, fratello di una madre che per sei anni avrebbe “collaborato” a rendere più semplici le pratiche inflitte dall’uomo alla sua bambina.
È una storia molto triste quella che viene fuori da un’inchiesta della Procura della Repubblica paolana, un racconto agghiacciante emerso al culmine delle audizioni di una giovane che adesso è appena maggiorenne, uno spaccato di realtà locale consumatosi tra le mura domestiche di una casa di Aiello Calabro.
La ragazza, al tempo da cui è partita la ricostruzione dei fatti, era poco più che un’infante, una bambina con tutta la vita davanti, un’esistenza contrassegnata da un disagio familiare contestualizzato in una condizione economica tutt’altro che florida e capace di garantire finanche la normalità.
Per questa ragione, a quanto pare, la madre non si sarebbe opposta ai “trattamenti” riservati dal consanguineo alla sua bambina, perché quell’uomo era una fonte di sostentamento troppo importante per poter andare persa in contrapposizioni che, qualunque genitore, avrebbe messo in piedi dinnanzi ad una situazione tanto degradante.
Anzi, stanti i rilievi emersi dall’inchiesta condotta dalla Pubblico Ministero Valeria Teresa Grieco, la donna avrebbe addirittura assistito ad episodi di abusi perpetrati anche durante l’ordinaria conduzione della vita domestica.
La bambina, nipote del presunto orco che sarà alla sbarra insieme alla sorella, avrebbe iniziato a subire le attenzioni dello zio fin dall’età di dieci anni, con la consapevolezza che – una volta diventata maggiorenne – sempre quell’uomo avrebbe dovuto cogliere la sua verginità.
Ma l’uomo, stanti i rilievi emersi dalle audizioni, non si sarebbe accontentato dell’attesa e – dopo una serie di episodi al limite dello stupro – un giorno sarebbe riuscito a violentare la nipote, con la complicità di una madre che lasciava “a disposizione” la casa quando lui era in visita.
Ovviamente l’omertà familiare è stata il “cappello” aggravante di tutta la vicenda, perché da un lato non si volevano perdere i vantaggi “munifici” dello zio padrone, dall’altro ci sarebbe stato anche il timore di ritorsioni, con l’uomo che – con l’intenzione di zittire la sua vittima – minacciava di morte la ragazzina mostrandole addirittura una pistola.
«Se parli farai una brutta fine», le avrebbe detto in più di una circostanza.
Ma la ragazza, fattasi coraggio, dopo le risultanze emerse dalle indagini delle forze dell’ordine, ha iniziato a parlare e, per lo zio “orco” e la madre “connivente”, è scattato un procedimento che si svilupperà secondo una dinamica collegiale.