Dove sono andati i 5 milioni di italiani che sono emigrati, e perché?

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Dove sono andati i 5 milioni di italiani che sono emigrati, e perché?

Secondo il rapporto della fondazione Migrantes sono 4.9 milioni i connazionali residenti all’estero (+3,3% in un anno, la metà emigrati La Repubblica). Aumentano le partenze degli under 35 (La Stampa). Il direttore generale De Robertis: “Molti sfruttati, difficile parlare solo di ‘cervelli'” (Avvenire)

È come se l’Italia nell’ultimo anno abbia perso la popolazione di Perugia. Negli ultimi tre anni quella di Firenze. Negli ultimi cinque quella di Palermo, la quinta città più popolosa della Penisola (dati Comuniverso). Al 1 gennaio 2017 gli italiani residenti fuori dei confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono 4.9milioni, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. La “popolazione Aire” è cresciuta, in un anno, di 162mila unità(+3,3%), negli ultimi tre anni di oltre 337mila (+7,2%), negli ultimi cinque di oltre 632mila (+14,6%). E solo nel 2016 sono stati 48mila i giovani a partire all’estero.

Dove vanno gli italiani che lasciano il Paese

Nel 2006, gli iscritti all’Aire erano 3,1 milioni, il 60,1% in meno. Sono alcuni dei dati contenuti nel “Rapporto Italiani nel mondo 2017” della Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma (Avvenire). A livello continentale, oltre la metà dei cittadini italiani (2.6milioni) risiede in Europa (54%), più specificatamente nei primi quindici Paesi Ue (1.984.461, il 39,9%) mentre 2milioni vivono in America (40,4%), soprattutto in quella centro-meridionale (32,5%). A seguire l’Oceania (3%), l’Africa (1,3%) e l’Asia (1,3%) (La Repubblica).

I Paesi con più italiani emigrati. La metà partono dal Sud

I primi tre Paesi con le comunità più numerose sono:

  • Argentina (804.260),
  • Germania (723.846) e
  • Svizzera (606.578),
  • mentre il Regno Unito segna la variazione più consistente (+27.602 iscrizioni nell’ultimo anno).

La metà (50,1%) dei cittadini italiani iscritti all’Aire vengono dal sud, il 34,8% è di origine settentrionale, il 15,6% è originario del centro. A livello provinciale, Roma è in prima posizione; tra i primi quindici territori solo tre sono del nord (Milano, Torino e Treviso rispettivamente in sesta, nona e decima posizione).

2,6 milioni di italiani hanno fatto ‘esperienza migratoria’

I valori dello stato civile seguono l’aumento generale con alcuni lievi cambiamenti: aumentano nubili o celibi (57%)mentre i coniugati scendono di un punto percentuale rispetto al 2016 (36,5%). Degli oltre 4,9 milioni di italiani residenti all’estero, il 54,3% ha fatto effettivamente esperienza migratoria: detto in altri termini, sono quasi 2,6 milioni gli italiani iscritti all’Aire per espatrio o residenza all’estero.

Si consolida l’aumento registrato già da diversi anni per quanto riguarda la nascita all’estero: 1.818.158 due anni fa, 1.888.223 l’anno scorso e 1.956.311 nel 2017. Le iscrizioni per acquisizione della cittadinanza italiana sono, nel 2017,166.463 (2,1%). Cresce anche la quota degli iscritti all’Aire da meno di un anno che, nel 2017, ha superato le 225 mila unità (il 4,2%); il 16,6% (oltre un milione) è iscritto all’Aire da meno di 5 anni.

48% donne. La aggioranza ha tra i 35 e i 49 anni

Le donne – di cittadinanza italiana, con passaporto italiano e diritto di voto – residenti fuori dei confini nazionali sono 2.391.218, il 48,1% del totale a livello nazionale (quasi +79 mila rispetto al 2016).

Per quanto riguarda le classi di età:

  •  i minori continuano a crescere in valore assoluto 748mila(15,1%);
  • 1milione hanno tra i 18 e i 34 anni (22,3%);
  • la classe di età più numerosa (1.1 milioni) ha tra i 35 e i 49 anni ovvero è nel pieno dell’età lavorativa (23,4%);
  • sotto al milione (946.901, il 19%) vi è chi ha tra i 50 e i 64 anni;
  • poco più di un milione ha, infine, più di 65 anni (20,2%) (La Stampa).

Perché non possiamo considerare i migranti italiani solo ‘cervelli in fuga’

Gli italiani che vanno all’estero “non sono soltanto i cosiddetti ‘cervelli’: molti hanno una bassa scolarizzazione e una volta arrivati nel paese di destinazione vengono sfruttati al limite dell’umano”. Lo ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis (Avvenire), in occasione della presentazione a Roma del ‘Rapporto italiani nel mondo 2017’, a cura della stessa Fondazione, che è un organismo pastorale della Cei.

“Molti sfruttati. Ogni mese a Londra un italiano si suicida”

“Ho appreso che in Inghilterra, a Londra, ogni mese un italiano si suicida. A volte questi italiani vengono sfruttati da altri nostri connazionali”, ha aggiunto De Robertis osservando che “queste persone si devono accontentare dei lavori che trovano e che spesso sono mal retribuiti”. “Oltre a questa realtà – ha proseguito – c’è poi un altro fenomeno interessante, cioè quello di una grande mobilità verso quelli che vengono definiti come i grandi attrattori, ovvero città come Londra, Berlino o Barcellona. In questo caso, si tratta di italiani che si recano lì non con l’idea di stabilizzarsi ma per passare un periodo più o meno breve. Potremmo definirli cittadini del mondo. Questa categoria di persone rappresenta per la Chiesa un problema: come possiamo infatti essere vicini a delle persone che si fermano uno o due anni e poi vanno via. La mobilità ha quindi certamente cambiato il suo volto e noi dobbiamo essere attenti anche a questa nuova realtà”.

Fonte: AGI

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