‘La vera via crucis di Serra Pollino’, l’ennesimo sfregio al territorio e all’ambiente

0
'La vera via crucis di Serra Pollino', l'ennesimo sfregio al territorio e all'ambiente

La Vera via Crucis di Serra Pollino, di Massimiliano Capalbo

E’ domenica 12 novembre. Decido, in compagnia di un amico, di fare un’escursione dove il meteo sembra non avverso, almeno fino al primo pomeriggio, tra Praia a Mare e Maratea. Usciamo dall’autostrada a Lauria e prendiamo la SS585 che conduce a Praia a Mare. Ad un certo punto lui mi fa “mi hanno detto che la strada che conduce a Maratea passando da Trecchina è molto bella e panoramica”. Perché non provare?
Lasciamo dunque la SS585 e cominciamo ad inerpicarci verso l’interno. Arrivati a Trecchina, piccolo borgo in provincia di Potenza, alcune frecce indicano un santuario, quello della Madonna del soccorso, e un punto panoramico. L’idea ci alletta, lasciamo perdere Maratea e seguiamo le indicazioni per il santuario. Lungo la strada, all’altezza di una sbarra di ferro, vediamo della segnaletica pseudo-escursionistica e decidiamo di parcheggiare l’auto e continuare a piedi.
Percorriamo un sentiero a zig zag, abbastanza ripido, che attraversa alcuni boschi di castagni cedui e aceri e conduce in cima a Serra Pollino, a 1090 mt. di altitudine. Il sentiero coincide con una via crucis, nel senso che ogni tot metri troviamo una croce azzurra, e dopo circa un’ora di cammino intravediamo la cima e il santuario ma anche qualcosa di strano. Il bosco termina, la strada sembra essere stata sbancata, e sulla nostra sinistra compaiono degli strani tubi in metallo che scendono seguendo la forma del canalone nel quale si trovano.
In un primo momento pensiamo ad una presa d’acqua o ad un impianto elettrico in costruzione ma, subito dopo, quello che si para davanti ai nostri occhi ci spiazza completamente. Qualcosa che non avremmo mai immaginato di trovare in cima ad una delle montagne più suggestive e panoramiche dell’Appennino Lucano alle spalle di Maratea. Lo scheletro in costruzione di un roller coaster, si proprio così, una montagna russa. Realizziamo di trovarci di fronte ad un cantiere per la realizzazione di una sorta di luna park proprio di fianco al santuario (tant’è che una delle croci azzurre e ancora lì di fronte al cantiere). Mi immagino già la scena, il sacerdote che giunge lì e recita: “settima stazione, Gesù sale sul roller coaster!” E’ qui che inizia la vera via crucis per questa montagna.
Increduli, girovaghiamo lì intorno, e man mano che saliamo verso il santuario ci rendiamo conto che il progetto è ben più ampio rispetto a quanto inizialmente immaginato. A monte della prima struttura è in costruzione una torretta di circa 10 mt. e sono già stati posizionati degli altri basamenti in cemento lungo il percorso così come degli scivoli. Scoprirò dopo, navigando sul Web, di cosa si tratta. Dell’ennesimo sfregio al territorio possibile grazie alla “partnership” tra partitici locali e Unione Europea. Si chiama Sky Swing la torretta in questione, si tratta di un’altalena gigante costruita sul crinale della montagna per far oscillare come un pendolo le persone nel vuoto.
Ma il progetto non si ferma qui, prevede la costruzione di una pista di down hill e un percorso equestre, e fin qui niente da dire, a questi si aggiungeranno un planetario e un osservatorio astronomico; uno Snakefarm rivolto ai bambini, ovvero una pista a 4 scivoli della lunghezza di circa 55 metri sul modello degli acquapark ma senza acqua; uno snow tubing di 120 metri; un Alpine Coaster con una rotaia di circa 630 metri da effettuare con delle slitte e un impianto di risalita di 250 metri. Un parco del genere potrebbe essere costruito ovunque, perché esiste e svolge la sua funzione a prescindere dal luogo dove possa essere realizzato, potrebbe essere sul mare, in città, in un deserto, ovunque. Infatti ne esistono tanti nel mondo. Quella cima, invece, è unica, irripetibile. Si è scelto di appiattirsi invece che di differenziarsi, complimenti agli strateghi del turismo.
La tabella apposta sul cantiere (che non è chiuso né recintato e sembra abbandonato) sembra scritta con l’inchiostro simpatico. Riusciamo a leggere che il committente è il Comune di Trecchina e che i lavori sono cominciati a gennaio di quest’anno e si sarebbero dovuti concludere ad agosto ma qui al momento sembra tutto fermo, che il costo sarà di 2 milioni e mezzo di euro ma subito dopo nel paese, parlando con gli anziani in piazza, scopriremo che la cifra lieviterà a 5 milioni di euro e che i lavori sono fermi perché il progetto sta subendo un ampliamento.
Ancora cattedrali nel deserto, ancora una volta gestione disinvolta di fondi comunitari frutto del sudore di chi lavorando li genera, ancora partitici che generano problemi invece di risolverli, ancora atteggiamenti che sono all’origine e causa della crisi (non solo economica) che stiamo attraversando da tempo. Ci troviamo di fronte ad un esempio di progetto turistico che causa degrado ambientale, di utilizzo e consumo di spazio senza senso che deturpa le caratteristiche naturali del paesaggio. Di impianti realizzati in comuni spopolati, dove sono rimasti solo anziani e dunque ingestibili perché è assente il capitale umano e le competenze che servirebbero per farli funzionare. Che non portano valore al territorio, semmai problemi. Di commesse subappaltate perché in loco non esistono le maestranze in grado di realizzare e gestire impianti di questo genere ma che poi, una volta costruiti, restano sul territorio come monumenti alla stupidità.
La cima di questa straordinaria montagna, dalla quale si possono ammirare da un versante la Valle del Noce e dall’altro la costa tirrenica con sullo sfondo l’isola di Dino e quella di Cirella, se questi lavori termineranno, subirà oltre al deturpamento del paesaggio tutto quello che un turismo di massa (perché è questo che si auspica e che impianti di questo genere producono) può generare: emissioni di scarico delle auto che affolleranno l’area, cementificazione del suolo, speculazione edilizia che, come già successo in altri villaggi di montagna, fa seguito di solito ad attrattive del genere, produzione di rifiuti solidi urbani, alterazione delle funzioni sociali ed economiche al servizio della popolazione di un piccolo centro come Trecchina di poco più di 2000 abitanti.
Anche in Calabria, recentemente, ci avevano provatoIl partitico post-moderno ha bisogno di visibilità nel breve termine (perché se va bene dura 5 anni), deve proporre cose eclatanti e più il livello è elevato più può suggestionare, più può fare sognare, più raccoglie consensi. Questo è il prodotto finale della delega agli altri della nostra vita. Nella conferenza di presentazione del progetto si è parlato di altezze, di lunghezze, di velocità tutti parametri quantitativi tipici di una società, quella attuale, che vive un complesso di inferiorità e che ha bisogno di misurarsi, di provare emozioni sempre più forti, perché ha smarrito la percezione di sé. Il progresso tecnologico, oggi, permette ad un essere umano confuso e disorientato di fare danni prima di adesso inimmaginabili. Se la linea dell’essere, diceva Georges Ivanovič Gurdjieff, filosofo e mistico armeno, non va di pari passo con quella del sapere lo sviluppo dell’uomo è destinato a fermarsi.
Sono sempre più convinto dell’urgenza di chiudere i rubinetti dell’Unione Europea e che questa fallirà non per l’afflusso di immigrati o per l’uscita della Gran Bretagna ma per il fallimento delle sue piccole e medie imprese incapaci di sostenere una tassazione sempre più elevata che, una gestione disinvolta di questi fondi, ha generato e continua a generare. Con 5 milioni di euro si sarebbero potuti offrire servizi e infrastrutture alle centinaia di piccole e medie imprese turistiche che già esistono e che in Basilicata, come altrove, operano in un periodo di grave crisi economica con grandi difficoltà. Ma la partitica non ha il compito di unire, ha il compito di dividere. Un progetto del genere presupporrebbe una capacità di fare sistema che il territorio non possiede e che i partitici quotidianamente contribuiscono ad indebolire per interessi di campanile.
Vi sono certi paesaggi della natura nei quali – scriveva Nietzsche – con un brivido di piacere riscopriamo noi stessi: è il modo più bello di avere un sosia“. Chi ha voluto realizzare questi impianti, evidentemente, prima, osservando quella cima non si riconosceva abbastanza.
Fonte: http://www.ereticamente.it/la-vera-via-crucis-di-serra-pollino/