Mirto Crosia, al convegno Pd Magorno prende la parola e il pubblico si alza e se ne va

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Mirto Crosia, al convegno Pd Magorno prende la parola e il pubblico si alza e se ne va

Doveva essere solo il solito, noiosissimo, nauseabondo monologo politico pre-elettorale intriso di sbandierati traguardi mai raggiunti ed eclatanti promesse che chiaramente non verranno mai mantenute, e invece alla truppa cammellata del pd cosentino, quasi al completo, pare sia andata anche peggio.
 
Stando a quanto riferisce uno dei presenti in sala, al Palateatro di Mirto di Crosia, dove nel pomeriggio di ieri era in corso il convegno piddino “Vota la Calabria, scegli il Pd”, Ernesto Magorno, deputato uscente e candidato in prima posizione al Senato nel listino proporzionale Calabria nord, avrebbe messo a segno l’ennesima figuraccia, a dimostrazione, nel caso non fosse chiaro, della fine della storia d’amore tra lui e gli iscritti di un partito da cui ha ricevuto sicuramente molto di più di quanto abbia dato.
Dopo l’intervento della deputata Enza Bruno Bossio, Magorno, arrivato nettamente in ritardo per la partecipazione ad un precedente convegno, ha preso il microfono e, come imponeva il copione, ha cominciato, o meglio, ha provato a dare inizio al suo discorso. Ma proprio a quel punto, dalla sala si sarebbe udito un boato di disappunto, seguito dall’abbandono dei posti a sedere da parte di un nutrito gruppo di persone, il quale si sarebbe allontanato imprecando ad alta voce verso il parlamentare calabrese originario di Diamante: «Magorno… – avrebbero detto – ma per piacere!».  La circostanza ci è stata confermata anche da altri due testimoni.
In sala è ovviamente calato un silenzio “assordante”, di quelli che gettano nell’imbarazzo più totale e dai quali è sempre difficile districarsi. Ci ha provato, senza successo, qualcuno che ha intimato alle persone di fermarsi e rimanere sedute, perché il convegno non era ancora da considerarsi concluso.
Dopo un breve momento di incertezza, la delegazione piddina ha continuato poi lo spettacolo come se niente fosse. Il popolo e le loro idee non contano, conta quello che si decide a Roma e come divide il potere. Che sarà mai la protesta di un manipolo di dissenti quando all’orizzonte le poltrone si intravedono già grazie alla legge elettorale studiata appositamente per salvare quelli che la gente non vorrebbe più cedere nemmeno sui manifesti elettorali?