Diamante, abbandono e malagiustizia: il caso pazzesco di Pasquale Matarazzo

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Diamante, abbandono e malagiustizia: il caso pazzesco di Pasquale Matarazzo

di Francesco Cirillo
 
Devo dire che un cane verrebbe trattato meglio, ma molto meglio. Ci si mobiliterebbe subito come è successo al cane Angelo di Bonifati, si protesterebbe, si farebbero striscioni e manifestazioni e si andrebbe in massa davanti il Tribunale di Paola per chiedere giustizia, come è giusto che sia. Ma Pasquale Matarazzo (Nella foto) non è un cane, è un uomo. Un semplice uomo, con una vita alle spalle, forse sbagliata, molto probabilmente dettata da avverse condizioni familiari, con diversi ricoveri psichiatrici, qualche carcere, e per finire anche malato oncologico, ma pur sempre resta un uomo. E in Italia il diritto civile, difende l’uomo in quanto tale, ha inserito nella costituzione la pena carceraria come riabilitazione e non punizione, e Pasquale non ha anche diritto a questo, e cioè al carcere dove certamente verrebbe curato e sicuramente guardato a vista in qualche infermeria.
Diamante, abbandono e malagiustizia: il caso pazzesco di Pasquale MatarazzoMa a Pasquale manco il carcere gli è stato dato, e per toglierselo di mezzo gli è stato dato, l’affidamento ai servizi sociali, che evidentemente neanche lo hanno visto. Dopo tre tentati suicidi, l’ultimo con una sega elettrica dove ha tentato di tagliarsi il collo, Pasquale a 78 anni compiuti pochi mesi fa, cade in casa e si frattura il bacino. È il 29 marzo, in pieno clima pasquale dove tutti siamo più buoni. Riesce a chiamare un’ambulanza e viene ricoverato d’urgenza all’ospedale di Cetraro. Qui dopo avergli constatato “una frattura del bacino e una ferita lacero contusa nella regione frontale dx” viene inspiegabilmente dimesso, nonostante avesse rappresentato ai medici la sua situazione familiare di essere completamente solo e incapace di poter accudire a se stesso. Niente da fare, è costretto a chiamare un’ambulanza a proprie spese ed essere riportato a casa. Ma al danno ecco la beffa. Il cancello del suo condominio è chiuso e lui non ha le chiavi per aprirlo. Ed ecco arrivare il suo angelo custode, l’avv. Francesco Liserre. È grazie al suo intervento che i carabinieri di Diamante vengono allertati i quali si vedono costretti a rompere le serrature per far passare l’ambulanza.
Pasquale finalmente è nella sua casa, nella sua stanza , nel suo letto, ma senza alcuna assistenza, completamente solo e abbandonato dalla sua famiglia, per cui l’avv. Liserre dopo aver allertato inutilmente i servizi sociali si vede costretto a mettergli vicino ogni cosa gli possa essere utile per la notte e a chiuderlo in casa fino al mattino successivo quando lui stesso va ad aprirgli nella speranza che abbia passato da vivo la notte. La denuncia dell’avv. Liserre è molto forte e rivolta alle istituzioni che avrebbero il dovere civico di intervenire in casi come questi. Fino ad ora nessuna risposta, Pasquale è ancora nel suo letto di spine.
Pasqua è passata, tutti hanno dimenticato i canti e le preghiere per Gesù Cristo che è risorto dopo tre giorni tranquillizzando le coscienze di tutti. Nel caso di Pasquale Matarazzo Cristo è ancora morto.
 

 
Di seguito la denuncia dell’avv. Francesco Liserre
Al Sig. Magistrato di Sorveglianza di Cosenza
e. p.c.
Al Sig. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Paola
Al Sig. Comandante della Compagnia dei
Carabinieri di Scalea
Al Sig. Direttore Generale dell’ASP
di Cosenza
Pec
Oggetto: infortunio subito dal sig. Matarazzo Pasquale – affidato in prova ai servizi sociali – paziente oncologico e psichiatrico già reduce da 3 tentativi di suicidio
Il sottoscritto Avv. Francesco Liserre del Foro di Paola, difensore di fiducia del sig. Matarazzo Pasquale, nato a Napoli l’11.11.1940 e residente in Diamante (CS) alla ***, attualmente sottoposto, nell’ambito del proc. n. 11/2017 SIEP, all’affidamento in prova ai servizi sociali, giusta ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro n. 829/17 del 21.09.2017, rappresenta quanto segue.
In data 29 marzo u.s., il Matarazzo, a seguito di un incidente domestico rappresentato dalla rovinosa caduta da una scala, veniva, d’urgenza e in ambulanza, trasportato presso l’Ospedale Civile di Cetraro riportando, tra l’altro, una frattura del bacino e una ferita lacero contusa nella regione frontale dx; il tutto, per come più compiutamente esplicitato nei relativi esami obiettivi enucleati negli allegati referti medici. Tuttavia, nonostante le evidenti e allarmanti condizioni del paziente, lo stesso veniva dimesso da quel Nosocomio e costretto, a proprie spese, ad essere trasportato, con un’ambulanza privata, presso la propria abitazione con la perentoria raccomandazione, da parte dei sanitari, di restare immobile almeno per un mese.
Orbene, oltre a tale danno, si aggiungeva la beffa, per il sofferente paziente, di essere impossibilitato, unitamente agli attoniti e impotenti operatori dell’ambulanza, a raggiungere la propria abitazione in quanto il cancello elettrico d’accesso era chiuso e non vi era alcuna possibilità di raggiungere, diversamente, il proprio domicilio. Dopo più di mezz’ora di surreale attesa al centro di una tortuosa carreggiata prospiciente la suindicata abitazione, solo il provvidenziale e tempestivo intervento del Maresciallo D’Esposito della Stazione dei Carabinieri di Diamante, allertato telefonicamente dallo scrivente difensore, rendeva possibile, quantomeno, l’arduo trasferimento del Matarazzo presso la sua dimora. Infatti, il solerte Militare, tra l’altro libero da servizio e mosso da encomiabile senso d’umanità, tra non poche difficoltà riusciva, con l’ausilio di una cesoia, ad aprire un varco laterale al cancello permettendo, successivamente, l’apertura dello stesso.
A tal riguardo, giova evidenziare che l’affidato ai servizi sociali, paziente oncologico e in evidente stato cachettico (peso ponderale di circa 40 kg!), già reduce da ben 3 tentativi di suicidio, vive nella più desolante solitudine, nella sua abitazione in Cirella di Diamante (CS), dopo essere stato completamente abbandonato dai suoi due figli e, per 30 giorni, sarà costretto, obtorto collo, a restare immobile su di un piccolo divano letto, privo di ogni necessaria assistenza, soprattutto infermieristica, con prevedibili conseguenze circa l’infausto decorso della sua degenza. Pertanto, il doveroso e umanitario impegno, dal sottoscritto difensore profuso (senza il quale, il Matarazzo, sarebbe andato incontro a morte certa), necessitato da tali emergenziali contigenze e finalizzato a garantire, nell’assordante silenzio di un oblio istituzionale del cd. “scaricabarile”, i primari bisogni (somministrazione di cibo, acqua e terapia farmacologica, bisogni corporali, ecc..) di sopravvivenza del proprio assistito, di fatto immobilizzato e impossibilitato ad effettuare qualsivoglia movimento, non potrebbe sopperire all’ineludibile e qualificata assistenza sanitaria di cui, irrefutabilmente, necessita il Matarazzo.
Tanto premesso, il sottoscritto difensore, alla luce delle motivazioni in narrativa enucleate,

CHIEDE

che la S.V., nel precipuo e costituzionalmente garantito interesse di tutela dell’incolumità del proprio assistito, voglia adottare ogni consequenziale determinazione finalizzata a garantirne una dignitosa assistenza, soprattutto nel trasferimento in una Struttura a lungo degenza all’uopo preposta.
Ai soggetti in intestazione che leggono per conoscenza, chiede di esperire, per quanto di rispettiva competenza, ogni opportuno e consequenziale provvedimento finalizzato, soprattutto, ad accertare eventuali responsabilità, ad ogni livello, nei fatti in premessa esplicitati.

Allega: certificazione medica del pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Cetraro; documentazione fotografica.

Diamante, 30 marzo 2018
Avv. Francesco Liserre