Il fenomeno editoriale Iacchite': intervista ai fondatori Gabriele Carchidi e Michele Santagata

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Lo straordinario fenomeno Iacchite': intervista al direttore Gabriele Carchidi

Nella foto, Gabriele Carchidi, co-fondatore e direttore responsabile di Iacchite’
 
C’è una cosa che i cosentini temono più delle Procure, più dei crolli a Cosenza vecchia, più della povertà dilagante: finire sul quotidiano on line Iacchite’, fondato da Gabriele Carchidi e Michele Santagata, la coppia di cronisti nota come il diavolo e l’acqua santa, il gatto e la volpe, il cielo e la terra, uno istintivo, aggressivo e pungente, l’altro più diplomatico e certamente più riflessivo.
Relativamente giovane (è nato nel 2015), il giornale telematico ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’informazione calabrese, ancora troppo spesso al soldo del politico di turno e prona a certi poteri.
Irriverente, spudorato, spietato, in controtendenza e politicamente scorretto, lo stile di Iacchite’ ha letteralmente spopolato conquistando in breve tempo i primi posti nella classifica di gradimento dei portali di informazione.
I dati sono impressionanti. Secondo quanto riporta Google Analytics, nel solo mese di aprile Iacchite’ ha fatto registrare oltre 1 milione e 800mila utenti unici, cioè 1 milione e 800mila dispositivi si sono collegati al sito www.iacchite.com e questi hanno scaricato in totale poco meno di 15milioni di pagine. Per intenderci, Iacchite’ ha una media di 60mila lettori unici al giorno che leggono quasi 500mila pagine al giorno. Numeri da capogiro, da far impallidire i più rinomati quotidiani on line di notizie nazionali. Tanto che a volte il server non riesce a smaltire il flusso di utenza e blocca gli accessi.
Iacchite’ ha la sguardo su tutto e tutti ma ha l’anima cosentina, come dice il nome stesso. “Iacchite’ ” altro non è che la troncatura di un intercalare tipico della parlata cosentina, a metà tra lo stupore e la bestemmia. Ma nato come supporto telematico del giornale cartaceo “Cosenza Sport”, registrato presso al procura della città.
La sua particolarità è quella di sottolineare i concetti in dialetto cosentino (esempio: mucca liù) e coniare soprannomi a politici e politicanti che poi, con il tempo, sono diventati la carta d’identità. Alzi la mano chi non sa chi siano, ad esempio, il Cazzaro, Palla Palla o Faccia di plastica. Per i lettori da fuori regione, rispettivamente Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, Mario Oliverio, il presidente della Regione Calabria, e Raffaele Mauro, direttore generale dell’Asp di Cosenza.
Proprio per quel suo modo di parlare senza freni e quel vizio di dire le cose come stanno, a due mesi dalla messa on line, Iacchite’ si è reso protagonista della più alta forma di censura giornalistica che si ricordi negli ultimi anni. A seguito delle richieste degli avvocati del sindaco di Cosenza, la procura della città bruzia ha oscurato il sito senza preavviso. Occhiuto, dopo le reiterate pubblicazioni del duo Carchidi-Santagata, pare avesse continui sbalzi di pressione e preoccupanti cali d’umore. Ma se tanto è bastato per censurare il sito, non servito a imbavagliare l’indomita coppia di cronisti. Meno di 48 ore dopo erano di nuovo on line.
In nemmeno tre anni hanno tirato fuori dai cassetti carte, intercettazioni, atti secretati, documenti inediti e atti di processi ormai sepolti. Da quando esiste Iacchite’, Cosenza e dintorni non ha più segreti. E il numero dei lettori cresce a dismisura di ora in ora.
Chiaramente, in una terra come la Calabria tutto ciò è una bestemmia in piena regola, è un male assoluto che deve essere fermato con ogni mezzo. Vade retro Carchidi. Così, la media costante di querele, intimidatorie e non, si mantiene fissa a una settantina circa.
Ma è di qualche mese fa uno dei tentativi di bavaglio più beceri mai visti. I “pericolosissimi” Gabriele Carchidi, 53 anni, e Michele Santagata, 37 anni professati con convinzione ferrea (ma sono almeno 20 di più), erano stati indagati all’interno di una “scabrosa” inchiesta antidroga nientepopodimeno che sullo spaccio di cannabis. Si sa, a Cosenza la cannabis è il problema più grave, al punto che il sindaco mesi addietro aveva fatto affiggere i manifesti con la dicitura “La cannabis ti devasta il cervello”. Della cocaina che sta rovinando le famiglie e che dilaga nei salotti bene della città, invece nessuna menzione. E così, la Procura per stanare questo enorme quantitativo di droga, che non è stato mai trovato, e debellare il narcotraffico aveva pensato bene di sequestrare i computer della redazione Iacchite’. Sai mai che la droga la nascondevano nella scheda madre. Invece niente, la droga non era nemmeno lì.
Fatto sta che Iacchite’ non ottiene tentativi di censura solo da parte della Procura, ma anche dei colleghi radical-chic, quelli con la puzza sotto il naso, dei perbenisti  a comando, i quali considerano l’irriverente Carchidi il male assoluto del giornalismo calabrese. Cioè, quelli che stanno rovinando questo mestiere non sono coloro i quali distorcono e plasmano le informazioni a seconda del partito che li foraggia, ma quelli che non possono essere domati, quelli che non puoi comprare, perché quelli sì, effettivamente, sono pericolosi per il sistema. Metti che crolli il sistema tanti giornalisti calabresi sarebbero infatti costretti ad andare a zappare, o meglio, a darsi all’agricoltura, non fosse per il fatto che a fronte di un irrefrenabile declino dell’editoria, l’agricoltura nella nostra regione è in forte crescita.
Ma contrariamente, più crescono i tentativi di boicottaggio nei confronti di Iacchite’, più cresce la curiosità intorno quello che ormai è da considerarsi un vero e proprio fenomeno editoriale, quella piccola redazione locale che fa schizzare la pressione arteriosa dei politici alle stelle, le cui inchieste finiscono sistematicamente sulla stampa nazionale.
Ma cos’è Iacchite’, quando nasce, perché, chi è la mente di questa infernale macchina di notizie, e chi c’è dietro? Chi è Gabriele Carchidi, lo spietato giornalista che sta facendo pelo e contropelo ai politici bruzi? E chi è il misterioso Michele Santagata, che per lungo tempo si è celato dietro lo pseudonimo Gdd, ossia, Giardini del Duglia?
Noi li abbiamo incontrati nella redazione cosentina, una trentina di metri quadri con dentro solo scrivanie, computer e scartoffie.
 
Innanzitutto, quanti anni avete?
G. «53».
M. «37. (ride di gusto, ndr) -. Gabrié non potevi togliertelo pure tu qualche anno?»
 
Quando è nata Iacchite’? 
G. «Settembre del 2015».
 
Quando c’è stato il primo tentativo di bavaglio? 
G. «Nemmeno due mesi più tardi, a novembre dello stesso anno. La procura ci ha oscurato il sito che il sindaco leggeva le nostre notizie e stava male».
 
A chi è venuta l’idea di creare Iacchite’ e perché?
G. «Io avevo da poco concluso la breve esperienza come direttore de La Provincia e dopo una lunga gavetta nei giornali calabresi avevo intuito che l’editoria qui non ha futuro, né dal punto di vista economico né dal punto di vista della libertà di stampa. Volevo creare qualcosa di mio, volevo una mia creatura con il quale combattere principalmente il sistema corruttivo sia della politica delle procure. Ed è nato Iacchite’».
M. «Io invece ho sempre lavorato come freelance ed ero disponibile. Quando Gabriele me ne ha parlato ho accettato».
 
Chi c’è dietro il giornale? 
G. «Nessuno. All’inizio ogni giorno qualcuno ci accusava di essere pagati da questo o dall’altro. Poi hanno cominciato a vedere che li abbiamo attaccati tutti, indistintamente, destra, sinistra e 5 Stelle. Oggi credo che nessuno possa avere dei dubbi a riguardo».
 
Ci sono stati dei tentativi di avvicinamento da parte di qualche politico? Come dire, qualcuno ha cercato di farvi offerte allettanti?
Gabriele alza la mano sinistra, portandosela quasi alla spalla, come a dire “a valanga”.
M. «Qualcuna? Vuoi che ti racconti quella di tre giorni fa?».
 
Ma voi vi rendete conto di come Iacchite’ abbia cambiato il modo di intendere l’informazione? Lo sapete che la mattina in strada una persona su tre, chiunque sia, di qualsiasi estrazione sociale, parla del vostro portale?
G. «All’inizio no, non ce n’eravamo resi conto, ma adesso sì. Siamo perfettamente coscienti di ciò e lo sono anche i nostri detrattori».
 
Secondo voi qual è il segreto di tanto successo? Cosa piace del vostro modo di fare informazione? 
G. «Non avendo padroni non siamo costretti a difendere qualcuno, a nascondere notizie o raccontare i fatti diversamente da quelli che sono. Secondo me Iacchite’ piace perché è un giornale schietto, senza giri di parole, ma soprattutto perché abbiamo scoperchiato dei pentoloni che nessuno prima di noi aveva osato scoperchiare. Vedi le inchieste sulla politica o sulla procura. La gente è stanca della corruzione, dello strapotere, e vede in noi un mezzo, uno strumento per poter urlare il proprio disappunto»
 
Avete paura per la vostra incolumità e quella dei vostri cari? 
G. «Sinceramente non temo le aggressioni fisiche. Non ho paura. Temo più ritorsioni da parte degli enti pubblici, dispetti, trappole. Quello sì».
M. «Lo stesso…».
 
Attualmente a quante querele siete arrivati? 
G. «Manteniamo la media di una settantina (ride, ndr)».
 
Ma mai un’assoluzione? 
G. «Certo, più meno venti. sì devo dire che ci sono anche dei giudici che ci assolvono».
 
Mi tolga una curiosità. Ma lei ha avuto problemi personali con il sindaco Occhiuto? 
G. «No, mai. Mai avuto a che fare. Io non ce l’ho con lui, io racconto dei fatti supportati da testimonianze e documenti».
 
Quindi lei mi sta dicendo che non si tratta di una ripicca personale?
G. «Assolutamente no. Anzi, devo dire che ci sono stati politici che sono stati bersagliati anche più di Mario Occhiuto e non ne hanno fatto un dramma. Poi, per dire, con Michele si conoscono pure e avevano o hanno un rapporto cordiale».
 
Michele, è vero? 
M. «Sì, verissimo. Per un periodo abbiamo abitato vicini. Ma io a Maruzzu ci vogliu bene! Anzi scrivi che ci sta pure simpatico».
G. «Parla a titolo personale». (Ridono, ndr).
 
Ma ci sarà un politico che le piace, che le sta simpatico, uno che salverebbe?
G. No, zero, neanche uno. Appena pensi che c’è qualcuno che sia leggermente diverso, improvvisamente capisci che sono tutti uguali».
M. «Io sì, Maruzzo (Occhiuto, ndr). Non scherzo, mi sta veramente simpatico».
 
Gabriele, una volta dopo uno scontro con la redazione di  LaC News, il sito ha pubblicato il tuo casellario giudiziale. Come l’hai presa?
G. «Benissimo. Anzi, li ho ringraziati perché hanno fatto vedere ai miei lettori che più di essere un ultras del Cosenza e di avere condanne per diffamazione, non ho mai fatto del male in vita mia».
 
C’è pure una condanna per oltraggio a pubblico ufficiale. 
G. «Sì, volevano mettermi nell’auto della polizia e io non ci volevo entrare, più che altro per paura. Questo è tutto».
 
Il progetto editoriale è già completamente realizzato o ci aspettano delle sorprese in futuro? 
G. «No, non è completamente realizzato. Stiamo cercando di capire molte cose, soprattutto quanti e quali giornalisti liberi ci sono in questa terra. E poi si vedrà».
 
Secondo lei sono tanti o pochi?
G. «Non sono tanti ma sono certamente molti più di quanto si creda. Apprezzo molto, ad esempio, Il Dispaccio, di Claudio Cordova, stanno facendo una bella battaglia da quelle parti. Apprezzo molto anche La Lince e tanti giovani cronisti che non si fanno mettere i piedi in testa e non si fanno comprare a nessun prezzo. Ce ne sono alcuni anche in provincia di Cosenza».
 
Intanto possiamo dire che Iacchite’ ha ancora lunga vita e non ha nessuna intenzione di staccare la spina? 
G. «Assolutamente, nessuno dorma sonni tranquilli».
M. «Chi si muove da qua, è il nostro lavoro».
 
Come fate in due a gestire un così grande flusso di notizie, e soprattutto a reperirle?
G. «Lavoriamo 12 ore al giorno, sette giorni su sette. Rallentiamo un po’ solo quando sul calendario il giorno è segnato in rosso. Per il resto abbiamo anni e anni di esperienza e abbiamo le nostre fonti sparse sul territorio. Sappiamo come muoverci, insomma, sappiamo come arrivare alle notizie».
M. «Mi raccomando, non ti confondere, specifica bene, fonti e non collaboratori, se no domani si presenta la Guardia di Finanza». (ride con rassegnazione, ndr).
 
In questi anni tra le miriadi cose vi siete occupati del caso Denis Bergamini, tanto che il vostro encomiabile lavoro ha ricevuto persino la menzione del giornalista de Il Fatto Quotidiano Andrea Scanzi. Si può dire che se si è quasi a una svolta il merito è vostro?
G. «No, semmai che il merito è anche nostro. Il merito ce l’ha principalmente l’attuale legale della famiglia, un avvocato davvero in gamba. Noi abbiamo avuto certamente il merito di informare, di raccontare le controversie di una vicenda che era di facile lettura e quindi di invogliare l’opinione pubblica a chiedere verità e giustizia. Lo dovevamo alla famiglia che non si è mai rassegnata, dopo che per 20 anni su questa storia era inspiegabilmente calato il silenzio. Io poi sono un tifosissimo del Cosenza e questa storia mi tocca personalmente».
 
A noi potete dirlo: cosa bolle in pentola? 
G. «C’è tanta carne al fuoco, ma credo che nei prossimi giorni ci concentreremo sulla notizia che abbiamo dato questa mattina (ieri, ndr), e cioè dell’arrivo di due emissari del Vaticano in città per presunti casi di preti pedofili».
 
Una previsione: chi vincerà le prossime elezioni regionali? 
G. È prematuro dirlo, visto che per le regionali si lavora da tempo e gli intrallazzi vanno a gonfie vele. Circola già il nome di qualche candidato ma bisognerà stringere i patti e trovare un accordo che faccia contenti tutti. La situazione si è fatta pure un po’ più difficile visto che ormai bisogna fare anche la distinzione tra Tonino e Pino Gentile. Ma credo che molto dipenderà dalla lista che presenteranno i 5 stelle. Credo che dopo l’estate potremo avere già un quadro più chiaro. Vedremo, attendiamo con ansia».
 

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