Lettere alla redazione: «Vi racconto la mia odissea al Tribunale del Giudice di Pace a Scalea»

Una donna che ha denunciato minacce di morte più di 5 anni fa si trova ancora una volta a fare i conti con le insulse lungaggini della burocrazia

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Lettere alla redazione: «Vi racconto la mia odissea al Tribunale del Giudice di Pace a Scalea»

Cara Direttrice,

chi le scrive è un umile e semplice cittadino stanco di una situazione balorda che vede questa Nazione andare ormai alla deriva.

Come ben Lei è a conoscenza, da qualche anno, per una malattia altamente invalidante e incurabile, sono costretto a vivere in Toscana per avere l’assistenza Sanitaria, che in Calabria latita. Con me, con molti sacrifici, vive la mia compagna, anch’essa di origini Calabresi e più precisamente dell’Alto Tirreno Cosentino.

Vengo subito al sodo della mia lettera. La mia compagna, in data 11 giungo, era stata convocata dal Tribunale di Scalea, dal Giudice di Pace, per una causa relativa ad alcune minacce di morte e stalking riferite a circa 5 anni e mezzo fa (da vergogna se si pensa poi a tutte le Donne morte per mano di mariti che una volta separati/divorziati, non riescono, se pur nel torto, ad accettare la nuova situazione).

Quindi la mia compagna, con non poche difficoltà per avere un permesso di lavoro per la giornata in questione, oltre a dover affrontare un viaggio di circa 700km con una spesa di circa 80€, si portava nella località di origine per poi andare in tribunale. Purtroppo qui avviene quello che mai uno si augura. Dopo essersi recata in Tribunale a Scalea (CS), se così lo vogliamo definire, dove non esiste nessun sistema di sicurezza per evitare che qualcuno entri con qualche arma e per di più in locali fatiscenti, prima era costretta ad attendere l’arrivo con netto ritardo del Giudice, circa un’ora dalla ora di convocazione, 09,00 a.m., e poi doversi amareggiare perché gli veniva riferito che tutte le cause della giornata, circa 32, compresa la sua, sarebbero state rinviate a dicembre 2018 perché il Cancelliere di turno aveva mandato nella mattinata un certificato medico per motivi di salute, per cui senza di lui non si potevano espletare le cause in questione.

A quel punto, visto anche il dover avuto affrontare cosi tanti km in andata, e poi nel ritorno (1400km circa), chiedeva gentilmente di essere ascoltata in modo da non aver fatto un viaggio a vuoto perdendo anche una giornata di lavoro che mai gli verrà pagata. Alla sua richiesta gli veniva risposto che non essendoci il Cancelliere non si poteva procedere in tal senso e rimaneva solo rinviare il tutto appunto a dicembre.

Comprendo che la situazione al sud sia difficile, ma se le istituzioni non riescono nemmeno a fronteggiare l’assenza di un dipendente che si ammala, non si capisce come si possa arrivare ad affrontare problematiche più serie per il bene del paese.

Concludo Cara Direttrice, con il rammarico nel cuore per averla dovuta disturbare per una problematica cosi banale che spero non porti conseguenze alla mia compagna, che in questi anni ha dovuto convivere con la paura e il timore di subire altri traumi per colpa di un marito infedele e violento.

Saluti

Lettera firmata

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