Da Grandangolare | Il personaggio di Francesca Lagatta: Enrica Baron

Una veduta dei vigneti delle Tenute Baron

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Enrica Baron è una donna trevigiana dalla corporatura esile ma al tempo stesso caparbia e determinata, di professione imprenditrice. Fin qui non ci sarebbe nulla di straordinario, se non fosse che fino a qualche anno fa, sei per la precisione, aveva lavorato in uno studio commerciale per 30 lunghi anni prima di stravolgere la sua carriera professionale. Una vita, quella di Ernica, che fino a quel momento aveva trascorso tra la famiglia e lo studio da commercialista, e che di lì a poco avrebbe meritato il riposo. Invece la signora Baron a 55 anni decide di rimettere tutto in discussione e con un colpo di reni si reinventa un nuovo lavoro mettendo in piedi una nuova attività, che in poco tempo la catapulterà nel circuito mondiale dell’imprenditoria facendo conoscere l’ennesimo pregiatissimo prodotto made in Italy. Superando di gran lunga ogni più rosea aspettativa.

 

Precisamente succede questo. Enrica vive in una lussuosa tenuta costruita all’interno di 7mila ettari di terreno tra le colline di Asolo, un paesino da 9mila anime nella provincia di Treviso, è un’azienda agricola nata nella prima metà degli anni ’90 in cui originariamente si allevavano cavalli da corsa e si produce uva Glera atta a Prosecco per consumo privato della famiglia Baron e qualche bottiglia da regalare agli amici più stretti. La produzione è di non più di un migliaio di bottiglie l’anno. A coltivare la passione, da anni, è il marito Domenico, detto Nico, fino a quel momento impiegato nel settore della vendita di mobili.

I coniugi Baron, a un certo punto, si rendono conto che la richiesta del prosecco aumenta a dismisura con il passare del tempo e che effettivamente quella distesa di terreno, argillosa, ventilata grazie ai venti provenienti dal Monte Grappa e dalle Prealpi Dolomitiche ed esposta per molte ore al giorno al sole, si presta per una più ampia produzione. È Enrica ad avere per prima l’intuizione, ma suo marito non ci mette più di qualche secondo a mollare il suo posto di lavoro per supportare il suo progetto, che vede la coltivazione di vitigni per uso commerciale e la creazione di un brand ad hoc.

Così, mentre si cercano operai esperti per la cura e la coltivazione del vigneto, interamente lavorato a mano, Enrica sceglie di gestire tutta la parte amministrativa e legale della cantina, mentre Nico si occupa della vendita. Il figlio Giacomo, laureato in Design, cura il marketing dell’azienda attraverso la creazione delle bottiglie e delle etichette.

L’azienda è realtà. Con il passare del tempo tutto sembra dare ragione ad Enrica, la produzione cresce di pari passo alla domanda, così come il numero dei lavoratori assunti. Oggi la Tenuta Baron dà lavoro a 25 persone, per lo più ragazzi che hanno il desiderio di costruirsi un futuro, produce circa 70mila bottiglie all’anno e lo scorso aprile ha partecipato per la prima volta al Vinitaly, il salone Internazionale del vino e dei distillati che si tiene a Verona dal 1967 con cadenza annuale e registra circa 150 000 visitatori per edizione.

 

Enrica, si è mai pentita di aver cambiato lavoro ed essere diventata imprenditrice?

Nient’affatto, lo rifarei altre mille volte. È stata una decisione più che saggia.

 

Perché le è venuto in mente di mettere in piedi un’azienda agricola dopo 30 anni passati in uno studio da commercialista?

Paventavo l’idea da un po’, poi mio figlio stava per laurearsi in Design e ho pensato che un’azienda ha bisogno di marketing e che questo l’avrebbe sicuramente aiutato una volta terminati i suoi studi. Poi il prosecco mi piace, così come la natura e la terra. Coltivare e raccogliere i frutti del duro lavoro è meraviglioso.

Contemporaneamente è riuscita a creare decine di posti di lavoro.

Esattamente, oggi in azienda lavorano circa 25 persone, molte delle quali giovanissime. Ciò mi riempie di soddisfazione.

 

Il vostro marchio, anche se nato da pochi anni, è già conosciuto Oltralpe. Qual è il segreto?

Intanto bisogna avere tanta passione per ciò che si fa e bisogna crederci, poi bisogna saper affrontare gli ostacoli che si presentano quotidianamente, senza lasciarsi abbattere. Oltretutto nostro figlio Giacomo è bravissimo nel suo lavoro, per cui il brand ha funzionato sin da subito.

 

Intende espandere in futuro la sua azienda?

Certamente, stiamo pensando già di allargare il vigneto, assumere altri coltivatori e produrre, perché no, diverse categorie di vini. Per il momento abbiamo messo in commercio un vino rosé, buonissimo.

 

E come è andata?

Pensi che la sua produzione risale solo a pochi mesi fa e ha già vinto un prestigioso riconoscimento all’estero. Il duro lavoro, presto o tardi, paga sempre.

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