Cerzeto, parole di fuoco al vescovo Bonanno in un volantino anonimo distribuito in paese

Nella foto, il vescovo della diocesi San Marco Argentano Scalea Leonardo Bonanno. Fonte foto: CN24

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Cerzeto, parole di fuoco al vescovo Bonanno in un volantino anonimo distribuito in paese

Cerzeto è un comune italiano di 1.391 anime della provincia di Cosenza, situato nella media valle del Crati sul versante interno della catena paolana. Nella frazione San Giacomo stamattina la quiete è stata interrotta da una lettera anonima firmata con lo pseudonimo Ghiaku Inë. Una missiva che infuoca nuovamente le polemiche sul vescovo della diocesi Scalea-San Marco Argentano, già al centro di gravi discussioni sulla questione del Santuario della Madonna di Praia a Mare, come ricorda anche l’anonima scrittrice  di oggi, e non solo. Anche stavolta vengono accesi riflettori su presunti interessi personali, favoritismi e particolari dinamiche religiose intrise di diabolici intenti.

 

Pur prendendo le distanze dai contenuti che potrebbero risultare falsi, offensivi o diffamatori, senza esitare riportiamo il documento in modo integrale per dovere di cronaca nei confronti dei nostri lettori, certi che chi è dalla parte del giusto non ha niente da temere e può replicare o difendersi dalle eventuali accuse allo stesso modo con cui le riceve. Ecco il testo:

 

“A Leonardo Bonanno, Don Nardino Vescovo

Con l’inizio di questo mese di Luglio mi chiedo costernata e sgomenta se siamo giunti davvero a una svolta: il circo equestre leva finalmente le tende??? A San Giacomo non la beviamo!!! Pensa davvero, caro vescovo, che tolto apparentemente di mezzo Don Vigorsol (il piccolo Ammenda), SOLO da San Giacomo, ci abbia fatto fessi e contenti, mentre continua imperterrito a Cerzeto, dove si sono pavoneggiati coi cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e Cavallerizzo, umiliata quest’ultima finanche per essere stata detta messa al defunto padre Tudda in Cerzeto anziché in quel nuovo buco di chiesa di cui si vanta e per il quale dovrebbe vergognarsi!

E pensa davvero che ci beviamo il fatto che le influenze del diacono UMILE SUO SERVO Fernando – come spesso preso dall’emozione chiama – sulla sua mente non ci siano più?? Inutile prenderci in giro, guardiamo in faccia la realtà. Lei ha sempre lasciato inascoltato il grido di un’intera popolazione, che a causa dei suoi atteggiamenti oggi è disunita, frammentata e agguerrita più che mai. Sin da quando le chiedeva spiegazioni sull’inaspettato e improvviso pensionamento di don Antonio Baffa, inidoneo per dire messa a San Giacomo e idoneo per dirla altrove purché non a San Giacomo, come anche in merito alla richiesta del direttivo della confraternita di sostituire il cappellano, ovviamente scelto da lei tutto invano per accontentare i capricci dei suoi scagnozzi delle famiglie Stamile allargata Aloia e lei si è mostrato un eccellente pastore STRAFREGANDOSENE!!!

Per smuovere le acque e farla pervenire a un’apparente svolta che sarà prontamente messa alla prova dei fatti c’è stato bisogno dell’intervento di due rispettabilissime persone: Silvio Cascardo e Giovanni Ricioppo, la cui figlia Federica, cassiera del Comitato della Madonna del Carmine, nel 2014 aveva subito l’ingiusta umiliazione di dover dare al prete i soldi della festa annullata per la morte di Lo Gullo, piuttosto che tenerli per l’anno prossimo.

Caro vescovo, condannato con sentenza passata in giudicato, già a Praia sul caso del santuario diocesano della Madonna della Grotta la cittadinanza veniva informata su una guerra interna intrisa di interessi e poteri innescata al solo fine di screditare chi si oppone alla volontà di certi capi, tanto da farla attivare tramite suo legale a querelare Francesca Lagatta e la sua testata che si occupò della questione, prima opponendosi all’archiviazione del caso e poi rimettendoci le penne (il giudice ha dichiarato che notizia di reato nei nostri confronti era totalmente infondata, ndr). Insomma l’ennesimo tentativo di intimidazione che comunque non ha intimidito nessuno.

Ecco di seguito la prova dei fatti su cui non le faremo sconti: 1. la Confraternita riavrà la propria autonomia nella gestione delle feste? 2. Sarà finalmente chiarito tramite atto scritto che la proprietà del santuario è dei cittadini di San Giacomo e non della curia? 3. Vedremo nuovamente don Antonio dire messa? 4. Riavremo la messa domenicale alle ore 11? 5. Rivedremo le nostre amate suore occuparsi di catechismo? 6. Potremo fare un’associazione per poter gestire la festa del 2 maggio come a Cavallerizzo quella del 23 aprile? 7. Riavremo nel santuario i beni della Confraternita ingiustamente sottratti dal “dirigente sul campo” Ferdinando?

Con affetto e nessuna stima

GHIAKU INË”

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