In Calabria pioggia di pignoramenti per la stessa cartella: quando il nemico è il proprio Comune

Il Codacons denuncia soprusi nella riscossione e avverte: «I sindaci calabresi gestiscano in proprio la riscossione»

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In Calabria pioggia di pignoramenti per la stessa cartella: quando il nemico è il proprio Comune

Può costar caro non pagare la tassa sui rifiuti. Talmente caro da dover subire ben due pignoramenti, tutti per lo stesso credito. Un meccanismo perverso che fa lievitare il debito, fino a quintuplicarlo. Siamo venuti in possesso di documenti che dimostrerebbero abusi talmente gravi – sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons – da far impallidire perfino degli usurai.

 

Ma andiamo con ordine. La riscossione dei tributi locali viene, generalmente, affidata a società private che, ovviamente, guadagnano per l’attività di recupero. E, fin qui, nulla da eccepire. I tributi e le sanzioni, infatti, è doveroso pagarli. In realtà le società di riscossione, troppo spesso hanno un unico obiettivo, ovvero perseguire utili quanto più alti possibile, non disdegnando alcun mezzo pur di raggiungere l’obiettivo. E così accade che in Calabria – si legge nella denuncia presentata dal Codacons – una delle tante società di riscossione abbia abusato in modo intollerabile nell’uso dei mezzi di esecuzione.

Sono stati messi in atto attività di recupero che costituiscono un insulto alle libertà democratiche dei Cittadini – afferma Di Lieto – e rappresentano la negazione di ogni diritto. Per lo stesso credito, ovvero per recuperare neppure cento euro, dovuto per la tassa sui rifiuti, si sono effettuati ben due pignoramenti. Secondo la denuncia del Codacons, infatti, il Cittadino ha subito un pignoramento sul conto corrente il 14 novembre 2017 e, successivamente, il 12 marzo 2018, ne ha subito uno ulteriore, per l’identica somma e per la stesso tributi. Il tutto senza che nessuno si degnasse di informarlo. Praticamente per lo stesso tributo due distinti pignoramenti a distanza di neppure sei mesi.

Abbiamo chiesto spiegazioni all’Ufficio Tributi e, ovviamente, all’ufficio di riscossione, in merito a quello che appare un vero e proprio “furto”. Come risposta abbiamo ottenuto solo un silenzio assordante. Riteniamo, quindi, doveroso che la Procura della Repubblica verifichi la legittimità dei comportamenti adottati contro i Cittadini e provveda a individuare tutte le responsabilità, in una vicenda dal sapore kafkiano.

Quanto accaduto, tuttavia, è solo la punta di un iceberg. Per il Codacons, infatti, le società di riscossione godono di un numero imprecisato di privilegi che finiscono per posizionarle al di sopra delle leggi. Siamo stufi che i Cittadini vengano trattati come dei delinquenti – prosegue Di Lieto – noi contestiamo l’idea di fondo che coloro che non pagano un tributo, una contravvenzione siano considerati dei pericolosi evasori. Chi non riesce a pagare, sempre più spesso, è solo perché si trova in nell’oggettiva impossibilità di farlo. Per la perdita del posto di lavoro, per una malattia, perché non ha mai ricevuto alcuna richiesta. Auspichiamo che i Comuni valutino di gestire direttamente la riscossione, in modo da limitare provvedimenti esagerati, scorretti, vessatori, per venire incontro alle quotidiane difficoltà di tantissime famiglie che, comunque, vorrebbero pagare attraverso una ragionevole rateizzazione. Rinunciare ad avvalersi delle società riscossione e gestire le entrate in proprio, significa innanzitutto abbassare le spese per i Cittadini. I Sindaci trovino, finalmente, il coraggio di dire basta – conclude Di Lieto – ad una riscossione basata su interessi altissimi, spese, pignoramenti a pioggia.

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