D’Ippolito accusa l’Autorità idrica regionale: «Menefreghismo cronico e tariffe illegittime»

Nella foto, la sala del consiglio regionale della Calabria, dove è stata istituita l'Autorità Idrica regionale

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D'Ippolito accusa l'Autorità idrica regionale: «Menefreghismo cronico e tariffe illegittime»

«L’Autorità idrica della Calabria ha volutamente ignorato la richiesta dello scorso 16 aprile di 19 parlamentari calabresi del Movimento 5stelle, tra cui uno del parlamento europeo, di ricevere copia dello statuto rimesso al voto d’assemblea. È la riprova dello scarso senso dei rapporti istituzionali che vige dalle nostre parti, un’offesa imperdonabile a rappresentanti scelti dal popolo a botte di voti e un segnale di manifesta allergia alla trasparenza e ai controlli». Lo afferma, in una nota, il deputato M5s Giuseppe d’Ippolito, che aggiunge: «Non solo, la stessa Autorità è rimasta vergognosamente immobile e silente sull’invito formale, trasmesso il 26 maggio passato con il collega Paolo Parentela, a non votare per il nuovo gestore del servizio idrico regionale, in pendenza dell’istruttoria che su denuncia del Movimento 5stelle Arera, l’autorità nazionale di controllo, ha avviato in merito alla tariffazione dell’acqua all’ingrosso in Calabria, infine con modalità burocratiche che abbiamo censurato per la loro inammissibile lentezza».

 

«Nello specifico – incalza il deputato 5stelle – l’Autorità idrica calabrese ha confermato un menefreghismo cronico dei suoi componenti, che a loro volta rappresentano una parte delle comunità territoriali della Calabria, rispetto al tema bollente delle tariffe illegittime a lungo praticate dall’attuale gestore Sorical e dalla Regione Calabria, per una fatturazione maggiorata, nel complesso, di circa 140milioni di euro».

«Nelle more del prossimo rinnovo dei vertici di Arera, prendiamo atto – conclude D’Ippolito – che ai componenti dell’Autorità idrica della Calabria non importa nulla della gestione pubblica del servizio idrico, ma interessa guadagnare spazi di potere a discapito dei calabresi, costretti a pagare un conto altissimo a fronte di un servizio pessimo che dà lucro a privati».

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