Calabria e pregiudizi: al sud per un evento, sottoscrive testamento per paura della 'ndrangheta

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Calabria e pregiudizi: al sud per un evento, sottoscrive testamento per paura della 'ndrangheta

(Fonte foto: dal web)
Calabria, alto Tirreno cosentino, fine settembre. I turisti sono andati via da un pezzo, ma il caldo e la bellezza di questi luoghi, no. Da queste parti l’estate dura più a lungo che nel resto d’Italia. Il mare luccica, il sole riscalda la pelle senza bruciare, pian piano si ritorna alla normalità dopo una stagione decisamente frenetica.
Qualcuno organizza un evento in quest’angolo di paradiso, a cui una donna del nord non può mancare. Un paio di giorni, tre al massimo, che però sono abbastanza per scatenare paure e pregiudizi. Stereotipi e luoghi comuni, evidentemente, non guardano in faccia né confini geografici, né status sociale.
E’ il giorno prima della cerimonia e proprio come si usa in Calabria, ma anche nel resto del sud, la signora viene accolta a braccia aperte, ospitata e rifocillata. Le si aprono le porte di casa, le viene offerto del buon cibo e del buon vino, ma anche i gustosissimi prodotti locali che tutto il mondo ci invidia. Viene persino omaggiata con dei regali, fatti realizzare appositamente per lei.
Ma quando ancora stava preparando le valigie nella sua casa settentrionale, probabilmente lo scenario che aveva in mento era tutt’altro, tanto da recarsi preventivamente da un notaio e sottoscrivere un testamento a favore dei suoi figli ed esternare le sue ultime volontà. Poi, una volta a casa, ha raccomandato i suoi eredi di prendersi cura l’un l’altro in caso fosse accadere qualcosa nei giorni in cui sarebbe stata via.
L’arcano viene svelato soltanto una volta qui in Calabria, dove commette l’errore di confidarsi con il suo ex concittadino, ora residente nella provincia di Cosenza: «Sono venuta solo perché c’eri tu, io qui ho paura della ‘ndrangheta, al punto che prima di venire ho sistemato per bene le cose con i miei figli, In Calabria non si sa mai».
La scena è a dir poco imbarazzante. La persona che ha di fronte, nel frattempo divenuta color paonazzo dalla rabbia, in realtà aveva fatto il percorso esattamente opposto: era scappata dal nord per tentare di trovare rifugio e conforto in terra bruzia, dove poi ha effettivamente trovato il calore di una famiglia.
«Qui l’ignoranza non c’entra nulla – spiega il testimone della conversazione – la persona in questione è colta, è una professionista affermata». E allora cos’è successo? «E’ successo che si è probabilmente lasciata impressionare dalle incessanti notizie che riguardano la Calabria – è convinto l’uomo -. Chi vive fuori da questi confini immagina che anche scendere in strada per una passeggiata significhi trovare il boss con la coppola e lupara in mano che non aspetta altro di spararti, laddove per boss della mala si intende chiunque: preti, docenti, sindaci, poliziotti, giornalisti, medici, infermieri, non se ne salva uno, neppure gli stessi paladini antimafia. La ‘ndrangheta è ovunque, pure nei cestini dell’immondizia, nei mozziconi di sigaretta, negli uccelli che volano. Così ci descrivono i media, un unico e irrimediabile agglomerato di mafia e corruzione circondato da acque cristalline».
E così la Calabria continua a pagare le colpe di quei pochi, luridi personaggi che orbitano attorno alla ‘ndrangheta.

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