Contestati Magorno e Bruno Bossio, segretario cittadino Pd: «Mettete la lingua nel cesso e non rompete i cosiddetti»

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(Enza Bruno Bossio e Ernesto Magorno. Fonte foto: Eco dello Jonio)
Quanti e quali siano gli interessi, magari solo politici, che generano i due parlamentari calabresi Ernesto Magorno ed Enza Bruno Bossio lo sa solo Dio. E forse, magari, chissà, qualche magistrato. Fatto sta che ancora oggi, dopo una lunga carriera segnata da scandali giudiziari veri o presunti, e un governo oggettivamente discutibile, la coppia di ferro dei democratici bruzi vanta ancora un invidiabile appoggio politico. Tanto che qualcuno perde addirittura le staffe quando le “gesta eroiche” dei due per l’ennesima volta suscitano rabbia e malcontento, facendogli dimenticare che l’etica e la morale dovrebbero essere principi cardine della buona politica. Ma soprattutto del vivere civile.
Stavolta galoetto è stato il post del cronista dell’emittente Retetre Digiesse, Martino Ciano, che giustamente ricordava ai suoi lettori qual è la verità circa la riapertura dell’ospedale di Praia a Mare. In altre parole la passerella politica di lunedì prossimo di Magorno e Bruno Bossio, che verranno a “benedire” la riapertura, ammesso che ci sarà al di là delle scartoffie, ha poco a che fare con il risultato raggiunto, poiché il commissario straordinario Eugenio Sciabica non ha emanato un decreto secondo le volontà dei due piddini, ma secondo una sentenza esecutiva e inoppugnabile del Consiglio di Stato, massimo tribunale amministrativo di Italia. Per chi non lo sapesse, ricordiamo che quando esiste una sentenza, come in questo caso inappellabile, lo Stato è tenuta all’attuazione, altrimenti potrebbe essere incaricato finanche l’esercito per l’attuazione. In Calabria si è tirato finché si è potuto (vedi i 3 anni e mezzo di ritardo) e ora che non si poteva più rimandare, Bruno Bossio e Magorno vorrebbero vedersi riconosciuti i meriti della vittoria in vista delle imminenti elezioni politiche. Solo perché da anni vanno dicendo che lo riapriranno.
Ma la gente che non è stupida e si informa, sa come stanno le cose, tanto che qui e ora non ci preme nemmeno di ricordarle per l’ennesima volta, e sotto al post del cronista ha risposto con un’unanime contestazione, parlando persino di accoglienza tra uova marce e pomodori.
A far perdere la calma al segretario cittadino del Pd di Tortora, Francesco Martino, detto Franco, è stato un commento in cui si appellano come luridi i due rappresentanti politici e chi consente loro di venire a fare ancora le sfilate su un territorio che quando non ci sono elezioni in vista è più abbandonato del Burundi (non come certe cliniche private). Apriti cielo. Martino ha dato sfogo alla sua rabbia con un vero e proprio elenco di volgarità, che ha chiuso con una perla degna della pagina “Commenti memorabili”: «Ora mettete la lingua nel cesso e non rompete i cosiddetti. Davvero mi fate più schifo di quanto mi abbia fatto ribrezzo l’ex governatore». Dal vangelo secondo Pd.

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