L'arcivescovo Delpini ha coperto un caso di pedofilia? Il vaticano sapeva prima di nominarlo a Milano

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L'arcivescovo Delpini ha coperto un caso di pedofilia? Il vaticano sapeva prima di nominarlo a Milano

(Nella foto, Mario Delpini. Fonte foto: dal web)
Milano, il caso don Mauro Galli continua a riservare nuove sorprese, a soli pochi giorni dall’udienza fissata dal giudice dott. Ambrogio Moccia del tribunale di Milano prevista per il prossimo 10 ottobre ore 9.30 sezione V aula 5 dove potrebbero essere già sentiti i primi testimoni tra cui non è escluso possa comparire anche il nome di mons. Mario Enrico Delpini appena eletto da Papa Francesco Arcivescovo di Milano, emergono nuovi preoccupanti documenti.
Mons. Delpini farà appena in tempo a fare il suo ingresso ufficiale nella cattedrale Metropolitana il 24 settembre che già sarà costretto ad occuparsi non tanto della diocesi o dei fedeli ma di una “grana legale”, attraverso lo studio penalista del prof. Mario Zanchetti al servizio della potente curia Milanese e specializzato in reati di pedofilia all’interno del clero.
Riguardando gli articoli che abbiamo già qui pubblicato si evince la linea omissiva di mons. Delpini: 1) aveva saputo dal parroco di Rozzano, don Carlo Mantegazza, pochi giorni dopo il fatto (siamo nel dicembre del 2011) che don Mauro Galli (all’epoca dei fatti prete degli oratori di Rozzano) aveva portato nel proprio letto un minore; 2) aveva personalmente deciso di mettere a tacere la vicenda (non aveva iniziato nessuna Indagine Previa – indagine canonica, ne tantomeno denunciato il fatto alla procura della repubblica) dando invece precise indicazioni e disponendo l’immediato spostamento del don Galli in un altra parrocchia della Diocesi (a Legnano), come responsabile della pastorale giovanile di ben quattro oratori frequentati, come ovvio che sia, da bambini di famiglie che hanno la massima fiducia nella chiesa, esattamente come l’avevano i genitori del minore di Rozzano.
vedi approfondimenti:

Tuttavia non ci saremmo certamente aspettati che la Santa Sede e la Congregazione per la Dottrina della Fede che sapevano perfettamente del maldestro operato di mons. Mario Delpini (utilizziamo il termine “maldestro” prendendo in prestito testualmente la definizione offerta e scritta dal Cardinale Angelo Scola che si riferiva appunto all’operato dei suoi collaboratori
vedi copia del documento originale: Rozzano – Don Mauro Galli: IL CARDINALE SCOLA DEFINISCE MALDESTRE LE SCELTE DEI SUOI COLLABORATORI).
Non ci saremmo mai aspettati che sia la Santa sede che la Congregazione per la Dottrina della Fede fossero perfettamente al corrente dei fatti, avendo a disposizione documenti, esplicite denunce e testimonianze ben prima di nominare l’ex vicario generale Mons. Delpini quale Arcivescovo di Milano, quando già da tempo il Santo Padre Papa Francesco aveva con forza e in più occasioni proclamato la famosa “Tolleranza Zero” verso la piaga della pedofilia all’interno del clero ed in particolare verso i Vescovi che si macchiano del “peccato” di omissione per questi casi…”
Scriveva: “meglio la macina di mulino al collo” (vedi citazioni riportate da un parrocchiano di Rozzano PAROLE DI PAPA FRANCESCO: QUANDO I FATTI? – Riflessioni di un lettore cattolico sul caso di Rozzano).

Il 22 marzo 2016, cioè ben prima della nomina del nuovo Arcivescovo di Milano Mario Delpini, la Nunziatura Apostolica riferisce che la Congregazione per la dottrina della Fede (che ha anche il dovere di giudicare l’operato dei Vescovi), ha ricevuto la missiva relativa alla denuncia del comportamento degli allora collaboratori del Cardinale Angelo Scola, mons. Mario Delpini ex vicario generale e mons. Pierantonio Tremolata ex Vescovo ausiliario oggi Vescovo di Brescia, riferisce di aver preso a cuore la vicenda, ringrazia i famigliari della vittima per la sincera apertura e il coraggio nell’aver esposto denuncia (fornendo ovviamente prova documentale di quanto dichiarato) e si impegna a tempo debito, cioè al termine del processo in corso (riferendosi al processo relativo a don Mauro Galli) di esaminare la denuncia e relativo materiale.
Nel frattempo tuttavia, evidentemente con scrupolosa coscienza, prima del termine del processo o comunque prima che fosse emanata o resa nota alcuna sentenza la santa sede decide di nominare mons. Delpini Arcivescovo di Milano e mons. Tremolata Vescovo di Brescia.
Non avendo alcun riscontro rispetto all’esito delle citate “analisi a tempo debito”, non ci resta che seguire con attenzione il corso del Processo che attende la prossima udienza il 10 ottobre presso la quinta sezione penale del tribunale di Milano ore 9.30 aula 5; non ci resta che attendere l’eventuale testimonianza che potrà fornire direttamente Mons. Delpini in una delle prossime udienze: capiremo se confermerà di aver appreso da don Carlo Mantegazza del presunto abuso nei giorni immediatamente dopo il fatto o se viceversa don Carlo ha giurato il falso, capiremo se confermerà di aver acquisito la confessione diretta da parte di don Mauro Galli pochi giorni dopo il fatto (che dichiarava di aver dormito con il minore…), capiremo se confermerà di aver deciso lui lo spostamento di don Mauro ancora una volta a contatto con i minori, come se nulla fosse, non denunciando il caso e liquidando/rassicurando la famiglia circa l’impossibilita che il Galli fosse nuovamente in relazione con i minori; capiremo se confermerà di aver attivato lui personalmente la difesa e tutela legale di don Mauro Galli, capiremo in altre parole esattamente il ruolo, le decisioni, le responsabilità assunte sapientemente e in prima persona da Mons. Delpini tanto da meritarsi di essere elevato ad Arcivescovo di Milano in perfetta sintonia con quanto proclamato dal Papa sul tema specifico nella lotta alla pedofilia e omissione da parte dei Vescovi.
Nel frattempo trapelano già altre interessanti indiscrezioni, pare ci siano almeno una decina di registrazioni dei colloqui, di cui probabilmente alcune già da tempo a disposizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Nunziatura Apostolica e il Santo Padre, oltre che la Magistratura, che possano svelare l’autentico pensiero di Mons. Delpini (e Mons. Tremolada) rispetto alla sua stessa gestione del presunto caso di abuso sessuale.
In attesa di nuovi elementi, e in funzione del quadro che si andrà a delineare anche attraverso il processo penale, saremo curiosi di vedere come verranno risolte, se verranno mai risolte, le attuali evidenti contraddizioni rispetto a quanto enunciato da Papa Francesco che per altro invita a denunciare con nomi e cognomi come nello specifico caso è stato denunciato esplicitamente al Santo Padre Mons. Delpini e Mons. Tremolata, contraddizioni con le Linee Guida della Cei per i casi di Pedofilia che impongono l’immediato avvio delle indagini da parte del Vescovo anche solo in presenza di un sospetto di abuso e il tassativo divieto di spostare il prete sospettato a svolgere un incarico con i minori almeno fino al termine delle indagini, evidenti contraddizioni rispetto alla prevista sospensione dei Vescovi in caso di comportamento omissivo come quello del Vescovo Delpini e l’attuale sua promozione.
di Francesco Zanardi

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