Lauria (Pz), proseguono le ricerche per ritrovare Mariano Di Lascio: arrivati anche i sub

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Lauria (Pz), proseguono le ricerche per ritrovare Mariano Di Lacio, stasera il caso a 'Chi l'ha visto?'

Il 42enne Mariano Di Lascio è scomparso da Lauria il 21 novembre scorso facendo perdere le ricerche di sé. Il caso continua ad essere avvolto nel mistero

Tra Mariano Di Lascio e la verità sul suo caso ci sono tre giorni di buio e questo probabilmente costerà caro in termini di tempi per il ritrovamento. Possibilmente da vivo, che è quello che tutti ci auguriamo.

Ma ripercorriamo la vicenda. Mariano esce dalla sua abitazione intorno alle 9:30 del mattino di martedì 21 novembre e non farà più ritorno. Forse non tornerà più nemmeno a Lauria. L’ultima volta è stato visto da un vigile urbano nel piazzale degli uffici postali di Lagonegro e anche se l’auto è stata ritrovata a 2 chilometri dalla sua abitazione, questo può voler significare due cose: che Mariano sia sceso dalla sua auto e sia giunto a Lagonegro a bordo si un’altra autovettura, ipoteticamente in compagnia di qualcuno, oppure che la sua auto sia stata riportata lì in un secondo momento, forse da qualcun altro.
Fatto sta che anche se le indagini proseguono serrate e nel più stretto riserbo, l’impressione è che quella mattina, prima della scomparsa, abbia avuto a che fare con brutti personaggi.

In modo informale la sparizione risale alle 19 dello stesso giorno, quando la madre e il fratello, unitamente agli amici, si accorgono che Mariano non è raggiungibile e il suo cellulare risulta spento. Ma da quel momento al pomeriggio di quattro giorno dopo, ossia il 25 di novembre, i carabinieri bollano la vicenda come “allontanamento volontario” (clicca qui per leggere l’articolo). Pertanto le iniziali ricerche affidate ai volontari, effettuate dalla mattina del 22 novembre fino al primo pomeriggio, vengono sospese. Mariano non c’è non si trova e voci insistenti lasciano intendere che Mariano sia scappato dalla famiglia a seguito di una violenta lite.

Invece la lite, assicurano i famigliari, non c’è mai stata e chi lo conosce bene è pronto a scommetterci la testa che non si sarebbe mai allontanato volontariamente lasciando i suoi genitori nelle pene dell’inferno. Quei genitori che l’hanno tanto amato, anche quando giovane e incosciente, Mariano aveva commesso qualche bravata, o quando da adulto aveva dovuto affrontare la difficile immissione nel mondo del lavoro o i fantasmi del passato.

Pertanto, dicevamo, nelle ricerche del 42enne c’è un buco che va dalle 15 del 22 novembre al pomeriggio del 25. Un tempo preziosissimo e oggettivamente lungo quando si cerca qualcuno. Poi le ricerche con l’attivazione del Piano Provinciale per le persone scomparse, il che ha permesso di coinvolgere nelle ricerche tutte le forze dell’ordine e i vigili del fuoco della provincia potentina.

In un primo momento è stata battuta tutta l’area di contrada Pecorone, la zona vicino allo snodo stradale che immette sull’autostrada, subito dopo militari e volontari si sono spostati nella zona di Cogliandrino, altra contrada lauriota, parecchio lontano dal centro, dove starebbero perlustrando tutt’ora. Intanto sono arrivati anche i sub. Mariano lo si cerca ovunque, nei laghi, nei fiumi e nel mare e se ancora le ricerche non daranno esiti di nessun genere, si proseguirà sul territorio di Lagonegro.

Ma bisogna fare in fretta, il tempo stringe e ogni ora che passa potrebbe allontanare sempre più dalla verità. Anche se gli inquirenti pare che in queste ore si stiano comunque concentrando su una pista ben precisa.

Il programma “Chi l’ha visto” l’ha già inserito nel sito nella sezione “scomparsi” con l’apposita scheda riconoscitiva e del caso se ne potrebbe parlare anche stasera nel corso della puntata, in onda a partire dalle 21.15 su Rai 3. Sul posto, in questi giorni, anche telecamere di Rai 3 Basilicata.

Noi de La Lince invece rinnoviamo nuovamente il nostro appello: chiunque voglia farci pervenire in forma anonima delle informazioni, non esiti a farlo. Mariano Di Lascio deve tornare a casa dai suoi cari.

di Francesca Lagatta