Lettere alla redazione: «Ospedali di Praia e Paola, ticket pignorati per debiti: bilanci falsati?»

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Scalea, lunedì 7 maggio la raccolta firme per l'installazione delle casette dell'acqua

“Gentilissima Direttrice,

 

ho la necessità di rivelare quanto accade nelle strutture sanitarie della costa tirrenica e al tempo stesso Le chiedo di non rivelare la mia identità, che Lei conosce, per non finire nel vortice della vendetta e della persecuzione dove molto spesso vengono trascinati a forza i miei colleghi che denunciano le controversie della sanità cosentina.

Ho trovato il coraggio di scrivere dopo aver letto il suo articolo “L’Asp non paga le ditte, al Capt di Praia mancano toner, fogli e cartelle cliniche: servizi a rischio“. Quello che Lei scrive è chiaramente vero, anche perché corredato da documenti che lo provano, ma quello che forse ancora non sa è che la situazione economica in cui versa l’Asp di Cosenza è grave al punto che per recuperare debiti da poche migliaia di euro, per le ditte fornitrici ultimamente si rende sempre più spesso necessario ricorrere al pignoramento.

In principio, toccò al Capt di Praia a Mare subire il pignoramento. Era il 2014 e la cifra da pagare era 3000 euro, divenuta poi, nel 2018, esattamente il doppio. In questa occasione si tratta di foto richieste dall’ufficio ispettivo del lavoro e per questo lavoro il fornitore, un commerciante praiese, ha finalmente avuto il proprio compenso solo dopo aver fatto pignorare l’intera somma dagli incassi dei ticket sanitari.

A Paola la situazione è decisamente più drastica e i pignoramenti sono all’ordine del giorno.

Quello che appare decisamente strano è che a giudicare dai documenti ufficiali, i conti sarebbero tutti in regola. Se ne deduce, presumibilmente, che i debiti reali di ogni singola struttura siano sapientemente occultati. Non è dato sapere da chi e per quali motivi, ma ognuno tragga le sue conclusioni.

Il bello è che non hanno nelle casse diecimila euro e parlano di riaprire ospedali e quando si trovano i soldi per comprare costosissime apparecchiature, vedi la risonanza magnetica a Praia, la lasciano inutilizzata perché antepongono le loro beghe personali al fabbisogno sanitario di decine di migliaia di potenziali pazienti.

Spero prima o poi che la magistratura intervenga per salvare il salvabile”.