Movimento Noi, a Rosita Terranova la delega ai Diritti Negati

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Movimento Noi, a Rosita Terranova la delega ai Diritti Negati

(Nella foto, Rosita Terranova. Fonte foto: dal web)
Per il Movimento NOI Rosita Terranova è la persona giusta, per tutti gli altri Rosita Terranova è la mamma coraggio che dal suo appartamento a Cosenza, dietro uno schermo di un computer, ha scosso migliaia di coscienze raccontando quotidianamente, con l’ausilio di foto e filmati, la vita di una famiglia, pardon, di una mamma e un figlio resi entrambi disabili dalla società.
Oggi Rosita può mettere a disposizione la sua esperienza di madre lasciata sola nella prigione dorata, che è la sua casa, a scontare la condanna di una non vita pur non avendo mai commesso un reato. Da oggi Rosita può fare affidamento su un gruppo politico che la sosterrà e trasformerà i suoi bisogni e quelli di tante madri in proposte di legge e iniziative.
Questa la lettera della donna subito la nomina per la delega ai diritti negati concessa dal movimento Noi – Rete Umana.
“Ho l’onore di vedere trasformata tanta sofferenza di Madre di un bambino affetto da grave disabilità, in azione politica.
Mi occuperò di “diritti negati”.
Un compito arduo, in questo delicatissimo momento della nostra società civile.
Qui, dunque, vorrei riflettere per aiutare gli Italiani a comprendere meglio le gravi difficoltà in cui versano famiglie che custodiscono al loro interno un disabile, quando esse sono abbandonate dallo Stato.
O, ancora peggio, quando lo Stato mostra quel volto indifferente che rinchiude nella solitudine chiunque, si immagini chi, in ogni minuto della propria giornata, e anche nel corso della notte, deve assolvere ad un compito impegnativo e di grande responsabilità umana. Impegni così gravosi che sono sostenibili solo per AMORE.
Sono stata chiamata a dare senso alla sofferenza di tanti genitori e familiari contribuendo, grazie alla collaborazione di tanti di essi, a redigere proposte di legge che consentano anche alla politica attuale di umanizzarsi e di guardare ad un’Italia che si faccia rispettare per il bene che riesce a programmare per i propri cittadini e figli.
Ho delle idee, NOI abbiamo delle idee, ma prima desidero offrire a tutti il quadro di un contesto familiare abbandonato alla disabilità di un congiunto.
Credo, dunque, che prima della cura e cioè di porre in essere un’attività politica in grado di portarci a formulare una proposta di Legge, dobbiamo individuare il male, e cioè cosa ha portato all’abbandono delle famiglie.
Ci insegnano che lo Stato italiano riconosce la famiglia come unità naturale e fondamentale della società. La famiglia nella nostra Costituzione, viene considerata importante realtà della nostra società civile. Alla famiglia viene riconosciuto il ruolo di organismo intermedio tra il singolo e lo Stato. Tale alta considerazione si riflette anche nei più importanti documenti internazionali nei quali si riflette la necessità di tutelarla.
“La famiglia è il nucleo fondamentale e naturale della società e ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato“
Non sono io a dirlo, bensì l’art. 16, comma 3, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York il 10 dicembre 1948. Quanto sancito dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, però, nella realtà di tutti i giorni, appare chiaro, non è garantito. Oggi, il concetto di famiglia così come ci è stato trasmesso, è profondamente deteriorato e culturalmente mutato.
Questo è il dramma.
Il deterioramento della cultura familiare, ha portato quell’antico nucleo che costituiva il concetto di unione e forza e rappresentava il superamento di ogni ostacolo, alla sua quasi totale inesistenza. A pagarne le conseguenze più di chiunque altro sono quelle famiglie in cui vi è la presenza di persone affette da disabilità, la cui condizione, in Italia, non è adeguatamente supportata dalla società e dallo Stato. Motivi, questi, che influiscono in molti casi, alla disgregazione del nucleo familiare.
In Italia sono numerosissime le famiglie dove a prendersi cura della persona disabile sono esclusivamente la madre o il padre, un fratello o una sorella.
Sono pochi i casi, invece, in cui tutti i componenti familiari riescono uniti, a far fronte ad un compito così difficile, in grado di colmare il vuoto strategico del totale abbandono istituzionale e civico.
Condizione che determina stanchezza, rassegnazione, sacrifici immani, annichilimento, depressione, rabbia ed incapacità di reagire anche in più elementi della famiglia che deve provvedere alla cura del familiare disabile, in tutto e per tutto.
In questo contesto di sofferenze importanti, può diventare naturale per uno dei familiari arrendersi. Parliamo dunque di separazioni o divorzi in contesti già difficili da gestire.
Appare chiaro che, alla base della disgregazione familiare di chi in famiglia ha un disabile, vi è l’abbandono dello Stato.
Chi ha la forza e la possibilità di non abbandonare la persona disabile, è anche costretto ad assumersi l’arduo compito di essere l’unica figura responsabile della qualità della vita del proprio familiare.
Il tutto in balia di un vuoto normativo e morale che rende disabile, ovvero limitato nelle azioni, anche quel familiare sano che si prende cura di chi sano non è.
In una Società che vediamo diventare sempre più indifferente a tutto, i danni derivanti dall’abbandono istituzionale e civile di un solo disabile e di chi si prende cura di esso, si riflettono indirettamente sull’intero costume della società civile che stiamo vedendo diventare indifferente a tutto.
Non possiamo fare a meno di sottolineare che supportando con azioni quotidiane il familiare affetto da disabilità, senza mai una sosta, ventiquattro ore su ventiquattro, si diventa vittima di un impoverimento emozionale, economico, culturale e sociale invalidante.
Non raro, quando a morire sono tutte le speranze di supporto istituzionale, il pensiero della propria sconfitta e la tentazione di ricorrere alla propria fine oltre che ritenere quella del disabile la sua stessa liberazione dall’accanimento di una società irresponsabile. Soprattutto al pensiero di non sapere che fine faranno i nostri disabili quando i familiari che li assistono non ci saranno più.
E’ a questo punto che si configura chiara l’esigenza di uno Stato attento agli ultimi e ai deboli. Attenzione che può maturare solo se viene chiamata a partecipare alla vita politica della Nazione, quella parte di italiani che ha rinunciato ad esprimersi elettoralmente, divenendo corresponsabile, suo malgrado, del declino della nostra società.
Con quanto su scritto, concludo chiedendo a tutti coloro i quali in Italia vivono la mia stessa realtà, di volere attivare una “rete umana” dalla quale fare emergere in poco tempo le migliori proposte di Legge che il Movimento NOI potrà avanzare a tutela dei Diritti Umani dei disabili e delle loro famiglie.
Il Movimento NOI, infatti, ci offre la rara opportunità di fare gruppo all’interno di un sistema tanto innovativo quanto semplice da utilizzare, in grado di creare “Reti Umane” per settori.
Ho provveduto ad aprire già quella delle disabilità all’interno della quale possiamo ritrovarci per discutere le proposte di legge di cui lo stesso Movimento si farà portavoce”.
Per consultare il Sito Ufficiale:
www.movimentonoi.it
Per aderire al Movimento:
www.retenoi.it
Per approfondire le tematiche quotidiane:
www.noimagazine.it

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