Relazione Dia, 2° semestre 2016: mappa 'ndrine calabresi – provincia di Crotone

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Relazione Dia, 2° semestre 2016: mappa 'ndrine calabresi - provincia di Crotone


Come diffusamente riportato nella descrizione delle dinamiche criminali della provincia di Catanzaro, la presenza della cosca GRANDE ARACRI è avvertita, oltre che nel capoluogo di regione, anche nel crotonese, trattandosi di una diretta manifestazione della malavita di Cutro.
Le recenti inchieste “Kyterion 1 e 2” hanno, in particolare, evidenziato come il citato sodalizio abbia progressivamente eroso anche aree di territorio ultra provinciale, “occupando” parte del litorale jonico catanzarese per arrivare sino ai confini a nord della provincia di Reggio Calabria, cui devono necessariamente aggiungersi le propaggini nell’area emiliana, al centro della nota inchiesta “Aemilia”.
Sul piano generale, nella provincia in esame non si individuano sostanziali mutamenti rispetto a quanto tracciato nei semestri precedenti.
Nel capoluogo è attivo il gruppo storico VRENNA-BONAVENTURA-CORIGLIANO, mentre la località Cantorato ricade nella sfera d’influenza della cosca TORNICCHIO.
Nella popolosa frazione di Papanice è sempre presente la cosca MEGNA (c.d. dei Papaniciari) da una parte e la cosca RUSSELLI dall’altra, in contrapposizione fra loro.
Nel territorio di Isola Capo Rizzuto permangono le storiche famiglie ARENA e NICOSCIA. A Cutro, oltre alla già citata cosca GRANDE ARACRI, sono attive, nella frazione di San Leonardo di Cutro, le famiglie MANNOLO e TRAPASSO-TROPEA.
Lungo la valle del fiume Neto è presente il clan IONA-MARRAZZO, operante tra le province di Crotone e Cosenza con particolare riferimento al comprensorio di San Giovanni in Fiore (CS), ove era attivo il “Gruppo dei Sangiovannesi”, federato alla potente cosca ARENA di Isola Capo Rizzuto. Uno spaccato importante degli andamenti criminali che nel semestre hanno caratterizzato questa porzione di territorio
viene dall’operazione della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, denominata “Six Towns”, conclusa nel mese di ottobre proprio nei confronti della cosca IONA-MARRAZZO.
Le indagini – che hanno coinvolto oltre 30 soggetti – hanno accertato come la cosca, oltre ad essere operativa nella valle del fiume Neto, avesse esteso i propri interessi criminali anche nella provincia cosentina, in particolare nel comprensorio del citato San Giovanni in Fiore.
I reati contestati sono l’associazione a delinquere di stampo mafioso e l’estorsione in danno di imprenditori titolari di strutture commerciali per la grande distribuzione alimentare e di altri impegnati nella costruzione di una clinica in un comune del crotonese. A questi reati si aggiunge il traffico internazionale di stupefacenti che, condotto e coordinato da Rho (MI), veniva realizzato attraverso l’importazione di cocaina e hashish da Belgio, Olanda e Spagna, mentre in Calabria, a Castelsilano (KR), veniva coltivata marijuana. Nell’ambito dell’operazione è stato, inoltre, disposto il sequestro di beni per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro.
Proseguendo, a Belvedere Spinello è collocata una locale di ‘ndrangheta da cui dipendono le ‘ndrine delle zone di San Giovanni in Fiore234, Cerenzia, Caccuri, Rocca di Neto e Castelsilano.
Nell’area c.d. petilina si conferma l’operatività del “Locale di Petilia Policastro”, con a capo esponenti della famiglia MANFREDA di Mesoraca, subentrati ai COMBERIATI, fortemente ridimensionati dall’azione giudiziaria.
Sempre a Mesoraca, viene segnalata l’operatività del gruppo FERRAZZO, i cui sodali sono stati oggetto dell’operazione conclusa, nel mese di settembre, dall’Arma dei Carabinieri e denominata “Isola Felice”, di cui si forniranno con maggiori dettagli nel paragrafo delle proiezioni abruzzesi e molisane. Da rilevare, in questa sede, come il capo dell’omonima ‘ndrina di Mesoraca (KR), destinatario assieme ad altri sodali
di una misura cautelare e di un sequestro di beni, fosse stato il promotore di una associazione criminale con base tra San Salvo (CH), Campomarino (CB) e Termoli (CB), composta sia da calabresi che da siciliani. Diversi esponenti dei FERRAZZO risulterebbero, infatti, stabilmente legati alla famiglia MARCHESE di Messina in virtù di consolidati interessi economico-criminali.
Ancora, a Isola Capo Rizzuto è confermata l’operatività delle storiche famiglie ARENA e NICOSCIA, mentre a San Leonardo di Cutro quella delle famiglie TRAPASSO-TROPEA e MANNOLO, quest’ultima con interessi a Catanzaro.
A Cirò, già sede del “Crimine”, risultano infine operative le famiglie facenti capo ai FARAO-MARINCOLA, attive anche sui territori dello Ionio cosentino.
Fonte: Direzione Investigativa Antimafia

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