Il Vescovo querela Francesca Lagatta, il gip rigetta pure l'opposizione all'archiviazione

0
Il Vescovo querela Francesca Lagatta, il gip rigetta pure l'opposizione all'archiviazione

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, in data 18 ottobre 2017 ha rigettato l’opposizione all’archiviazione avanzata dal legale del vescovo Leonardo Bonanno in merito alla querela già archiviata il 9 dicembre 2016. Il giudice ha dichiarato inammissibile il ricorso nei confronti della giornalista Francesca Lagatta.
I FATTI – La giornalista era stata trascinata in tribunale dal vescovo della diocesi San Marco Argentano Scalea dopo che il 27 maggio 2016 aveva scritto il duro articolo “Chiesa e politica, a Praia a Mare anche la Madonna diventa strumento di potere” (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO).
Il 9 dicembre 2016 il giudice dispone l’archiviazione della querela, ma Bonanno e il suo legale si oppongono alla decisione e tre giorni dopo inoltrano il ricorso. Bonanno è deciso ad andare fino in fondo. Ma forse non sa che trascinare un cronista in tribunale alza inevitabilmente polveroni mediatici e in men che non si dica la vicenda diventa di pubblico dominio, raccontata dai più disparati siti on line. E forse per questo, o forse perché ci si avviava verso la settimana santa, il 18 marzo la giornalista viene convocata dai carabinieri di Praia a Mare, i quali la informano sulla volontà del vescovo di ritirare la querela di diffamazione a mezzo stampa avanzata nei suoi confronti. Ma la cronista non ci sta e scrive sul suo profilo facebook:
“Fosse stato per me, personalmente, avrei firmato, avrei ringraziato e me ne se sarei andata. Meno querele, meno pensieri, meno soldi da sborsare. E invece ho rifiutato il ritiro della denuncia. Ho detto di no. L’ho ripetuto tre volte. Senza esitare nemmeno un istante.

Io il mio tesserino me lo sono cucito addosso come una seconda pelle e ciò mi fa sentire forte il peso delle responsabilità nei confronti della società e dei miei lettori.
Ho scritto delle cose, ho raccontato dei fatti e ne ho denunciati altri guadagnandomi la fiducia di chi mi legge. Il vescovo, invece, ha ritenuto in un primo momento che si trattassero di contenuti diffamatori. Bene: chiedo di essere processata e se non ho fatto bene il mio lavoro voglio essere condannata. Com’è giusto che sia. Se invece ho scritto il vero, voglio che a stabilirlo sia la Legge. Non voglio sconti. Non voglio favoritismi. Non voglio dover chiedere grazie a nessuno.
Non voglio dover essere condizionata nel racconto dei fatti e soprattutto non voglio che le inchieste sulle quali stiamo lavorando da settimane, in qualche modo debbano subire, di conseguenza, delle variazioni.
In generale, non sono una giornalista corruttibile, non mi piego di fronte a nulla, che siano querele temerarie o minacce di morte, e non sono in vendita, per nessuna cifra. Nel caso di Monsignor Bonanno mi sento di dire che non arretro mai, nemmeno di un millimetro, perché nella vita si deve essere prima uomini. Ognuno si prenda le sue responsabilità.
Pertanto, ringrazio Monsignor Bonanno, ma rifiuto il “pacco” e vado avanti per la mia strada. Perché avendo la schiena troppo dritta, sono purtroppo impossibilitata a chinarmi.
Cari amici e lettori, tanto Vi dovevo”.
Il processo così va avanti. L’udienza di aprile salta per lo sciopero degli avvocati e viene rinviata anche quella di luglio. La decisione che mette fine a quest’altra bagarre giudiziaria per la cronista calabrese arriva qualche giorno fa, e va ad aggiungersi alle altre quattro vittorie in tribunale ottenute nell’arco di un anno e mezzo in cui la si accusava di diffamazione aggravata a mezzo stampa. «Nel merito – ha dichiarato l’avocato –  il gip ha dichiarato che la notizia di reato era infondata, ovvero che la giornalista mai commesso il reato per cui è stato incardinato il processo nei suoi confronti».
La giustizia e il diritto di cronaca hanno trionfato ancora una volta.

Clicca qui per seguire la pagina facebook La Lince e rimanere sempre aggiornato