PROCESSO MARLANE / Comune di Praia a Mare non sarà parte civile in Appello

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PROCESSO MARLANE / Comune di Praia a Mare non sarà parte civile in Appello

Pubblicato su Notia

La decisione arriva in concomitanza con la trattativa della cessione dei terreni

Tre ore e anche più. Tanto è durata la conferenza indetta dal sindaco Antonio Praticò nella quale ha spiegato i motivi che l’hanno spinto a cedere all’acquisto di alcune parte dell’area Marlane, storica fabbrica tessile della famiglia Marzotto, e a ritirarsi, formalmente lo scorso 15 settembre, come parte civile nel processo che ne aveva messo sotto accusa i dirigenti, e che ora è al vaglio dei giudici della corte d’Appello.

I 13 imputati erano accusati, a vario titolo, di aver causato la morte per tumore di 104 operai e il disastro ambientale. Nel novembre del 2013 la causa civile ha riconosciuto il danno e i Marzotto avevano dovuto risarcire le famiglie con un importo complessivo di 7 milioni di euro, mentre un anno dopo, il 19 dicembre del 2014, la sentenza di primo grado ha assolto tutti gli indagati con formula piena: il fatto non sussiste.

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Ad insorgere, più che i familiari dei defunti, erano stati gli ambientalisti che, incessantemente, chiedono tuttora di sapere cosa si nasconde nei terreni sottostanti l’area su cui sorgeva lo stabilimento. E, se non nasceranno nuovi comitati, saranno gli unici, probabilmente, a costituirsi parte civile in vista della sentenza del secondo grado di giudizio, visto che il Comune di Praia a Mare non lo sarà più e il sindaco di Tortora, dicono i bene informati, potrebbe seguire a breve l’esempio dell’amico e collega.

Ieri sera, nell’aula consiliare, i rappresentanti della Cgil, Angelo Sposato, segretario del comprensorio Tirreno-Pollino-Sibaritide e Dario Pappaterra, delegato dell’Alto Tirreno cosentino, hanno provato invano a dissuadere il primo cittadino dalle proprie decisioni e qualcuno ha anche chiesto di valutare la proposta di Italia Nostra, neo associazione politica del territorio, che aveva chiesto di rimettere le decisioni ai cittadini tramite un referendum. Ipotesi surreale, visto che la trattativa di compravendita si potrebbe concludere già nella giornata di domani, con la firma di sigillo davanti al notaio.

Decisione saggia e giusta, secondo il sindaco Praticò, il quale teme che una sentenza analoga in Appello provocherebbe un irragionevole allungamento dei tempi per ulteriori controlli e la tanto agognata bonifica del sottosuolo, già abbondantemente ostacolati, secondo il suo parere, da Arpacal, Provincia di Cosenza e Regione Calabria.

A nulla è valso anche l’a2014-09-23 12.01.43ccorato appello di Giovanni Moccia, rappresentante del Comitato per le bonifiche dei mari, dei fiumi e dei terreni della Calabria, che ha ricordato come la memoria degli operai morti venga messa in discussione rinunciando alla difesa in Tribunale.

Ma la memoria degli operai morti, va ricordato, in questo processo è stato già violata e messa in discussione più volte da evidenti controversie e atroci sospetti. Nell’edizione notturna del TgR Calabria del 18 ottobre 2014 è stato mandato in onda un video in cui due ex operai col volto oscurato, nel 2011 vengono ripresi mentre chiacchierano seduti ai tavolini di un bar mentre la telecamera continua a registrare a loro insaputa. «Hanno fatto questa riunione con questi avvocati, l’offerta è di 30.000 euro ogni erede», dice uno dei due all’altro. Il riferimento, secondo lo stesso servizio giornalistico, era per alcuni dirigenti della fabbrica che in questo modo avrebbero tentato di “comprarsi” il silenzio dei lavoratori, che secondo alcune testimonianze erano stati minacciati e pressati quando alcuni di loro avevano provato a far notare polveri, veleni ed elementi tossici. Dovevano bere il latte e fare silenzio, anche allora.

L’avvocato difensore dell’ente comunale, commentò così la pubblicazione di quel video: “Dalle parole che si ascoltano e da come è stato contestualizzato, si palesa il clima di omertà che ha caratterizzato sempre questa vicenda. Si promettono 30.000, la stessa cifra che poi è stata data due anni dopo a titolo di risarcimento alle persone lese”.

A conti fatti, nella lunga ed estenuante vicenda Marlane, gli unici che hanno perso sono coloro che hanno pagato con la vita.

Ecco alcuni interventi registrati durante il dibattito: