Santa Maria del Cedro (Cs) | La favola di Maria Avolicino, dalla pistola alle tempie al suo giorno più bello

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Santa Maria del Cedro (Cs) | La favola di Maria Avolicino, dalla pistola alle tempie al suo giorno più bello

(Nella foto, le coppe destinate ai vincitori del concorso musicale internazionale MusicAzioni)
Maria Avolicino è una 43enne non vedente dalla nascita con cui la vita non è stata troppo generosa. L’infanzia trascorsa in un istituto, l’angoscia per le continue difficoltà e la prematura perdita della madre e del fratello, giovanissimo. Ma lei ha sempre reagito al dolore impegnandosi in mille cose: suonare la chitarra, seguire il corso di canto, imparare le lingue, la storia, la letteratura e tutto quello che le passa per la testa. Anziché piangersi addosso, ha sfruttato il tempo libero come meglio ha potuto. In paese la conoscono tutti, frequenta il coro della chiesa, il gruppo del rinnovamento, va a mangiare la pizza assiduamente e non manca nemmeno di invitare amici e parenti per le grandi tavolate nella casa che condivide con l’anziano padre e sua sorella, non vedente come lei.
Ma la sua serenità, l’8 dicembre scorso, è stata bruscamente interrotta da un episodio riprovevole. Cinque balordi armati, approfittando del giorno di festa, si sono introdotti in casa sua per rubare soldi e oggetti preziosi. Per costringere i tre malcapitati al silenzio mentre venivano trafugati i loro averi, uno dei ladri ha tenuto in ostaggio Maria puntandole la pistola alla tempia. La donna e i suoi famigliari rimangono diversi giorni sotto shock (clicca qui per leggere l’articolo).
Maria ha però spalle abbastanza larghe per sopportare ogni cosa e una proverbiale forza di volontà. Invece di rintanarsi nella sua abitazione costruendo un muro tra lei e il mondo intensifica le sue attività e cinque giorni dopo il fattaccio si butta a capofitto tra le sue passioni più grandi: il canto e la chitarra. Le settimane passano e man mano che il ricordo di quel dramma affievolisce, Maria riacquista la serenità perduta.
A marzo l’accademia musicale che frequenta a Santa Maria del Cedro indice un concorso internazionale per grandi talenti e Maria non vede l’ora di partecipare. Ma il livello, tra iscritti al conservatorio e licei musicali, si propone di essere alto e la 43enne rischia di rimanere esclusa. Gli organizzatori, dunque, prendendo spunto dalla sua situazione, istituiscono una sezione speciale, dove si potranno sfidare anche i partecipanti che presentano ogni sorta di disabilità.
A Maria però le viene detto per settimane che l’importante è partecipare. La preparano a una sconfitta quasi certa, quando canta non ricorda certo Whitney Houston e la chitarra la strimpella da dilettante. Ciò, comunque, non le impedisce di impegnarsi al massimo e provare e riprovare per delle ore, perché al concorso vuole arrivarci preparata. S’è messa in testa di vincere, nonostante le controversie, perché vuole dimostrare di non essere seconda a nessuno e di non lasciarsi frenare dalla sua disabilità. Soprattutto a suo padre, che le ripete più volte che sta perdendo del tempo prezioso. Maria non sente scuse, vuole vincere almeno una volta nella vita perché il risultato vorrebbe dedicarlo a sua madre e suo fratello. 
Ieri, domenica 28 maggio, al concorso di Palazzo Marino è arrivata di buon mattino, anche se l’audizione era stata fissata per le 14. Ha raccontato di non aver dormito e di essere talmente emozionata da non riuscire forse nemmeno a esibirsi. E invece quando la commissione fa il suo nome raggiunge l’asta del microfono spedita. Le chiedono la base musicale su cui cantare ma la base non c’è, forse per un equivoco. Per qualche secondo rimane interdetta, non sa cosa fare. A toglierla dall’imbarazzo ci pensa il M° Salvatore Sangiovanni che si mette al pianoforte in men che non si dica e l’accompagna per tutta la sua performance. La canzone è Montagne Verdi di Marcella Bella e Maria la canta con foga, con decisione, l’ha imparata a memoria anche se la studia da sole due settimane. Sul finale un applauso irrompe in sala, dietro di lei tanti amici e conoscenti che sono venuta a sostenerla. Poco importa se l’esibizione non è stata perfetta, Maria ancora trema dell’emozione, in attesa del responso, ha l’adrenalina che le scuote il corpo.
Dopo quasi un’ora,  la giuria, composta da docenti esterni e inflessibili, consegna il foglio. Tutti aspettano ansiosi con le mani giunte a mo’ di preghiera, sperando che i giurati della sezione speciale possano ricompensare il suo sacrificio.
Si annunciano i nomi di coloro che hanno conquistato il terzo e il secondo posto, quello di Maria non c’è. Sui volti si dipinge già un velo di delusione. Ma stavolta, contro ogni previsione, la sorte non s’è messa di traverso: il suo nome è scritto accanto alla dicitura “primo posto”. Il pavimento trema e un urlo squarcia il silenzio tombale di qualche istante prima. Maria grida incredula continuando a chiedersi se è vero. Accanto a lei, sua sorella Sandra che le fa anche un po’ da mamma, festeggia come può e si commuove. Aveva passato tutto il tempo a fare il tifo per lei.
Poco dopo le ricorda che non è ancora finita. Maria deve dare sfoggio di ciò che ha imparato anche anche a lezione di chitarra, la cui sezione non è più speciale ma un’ordinaria per solisti, nella quale si esibiranno tanti ragazzi che, a differenza sua, suonano leggendo le note che hanno di fronte e non a memoria. Che con l’emozione addosso può tradire come niente.
Maria riprova il pezzo per due, forse tre ore, perché adesso l’entusiasmo è alle stelle e ha imparato che partecipare è importante ma vincere può esserlo ancora di più. E’ il suo momento, vicino a lei c’è il suo insegnate Flavio Scanga che la incoraggia: «Forza, ce la puoi fare». Il plettro scandisce le note, che sembrano piacevoli e armoniose. Il verdetto non spezza la favola: Maria vince anche nella sezione chitarra e porta a casa il secondo posto.
La sala delle celebrazioni diventa in un attimo più simile a uno stadio: partono l’applauso scrosciante, i cori e pure i balletti, anche chi non la conosce partecipa alla festa. Per una volta, la vita con Maria è stata generosa e bisogna festeggiare. Diventa quasi un’esigenza, un bisogno umano onorare quelle vittorie che forse non la porteranno da nessuna parte, ma profumano intensamente di riscatto e felicità.
«E’ il giorno più bello della mia vita», ripete incessantemente.
La serata finisce, le luci si spengono e gli ospiti, anche quelli che non ce l’hanno fatta, tornano a casa felici e contenti. Perché in certe storie non c’è spazio per le sconfitte, ne escono tutti vincitori.