Disabilità e inclusione in Calabria, la straordinaria opera del 'Malferà beach' ignorata dalle istituzioni

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Disabilità e inclusione in Calabria, la straordinaria opera del 'Malferà beach' ignorata dalle istituzioni

 

(Fonte foto: dal web)
Chi dice che non è possibile, si legge da qualche parte sul web, non dovrebbe disturbare chi lo sta facendo. Pertanto, sarebbe opportuno lasciare in pace la calabrese Carmensissi Malferà, una laurea in architettura nel cassetto, un passato da giornalista alle spalle, una fede incrollabile e soprattutto un animo estremamente buono, che da sempre la “costringe” a dedicare la sua vita agli altri, specialmente per quelli meno fortunati.Dopo aver messo a repentaglio la sua vita all’estero almeno un paio di volte pur di onorare i suoi invidiabili ideali, la volontaria ha deciso di stabilizzarsi, almeno per il momento, nella sua città di origine, Pizzo Calabro, dove stavolta ha messo tutta se stessa e buona parte dei suoi risparmi per mettere in piedi il “Malferà beach”, lo stabilimento balneare in località Prangi a misura di persone disabili e diversamente abili. Completamente gratuito. Dal parcheggio ai corsi, passando per lettini e ombrelloni.
Il sogno della giovane è diventato realtà (dopo averlo rimandato a lungo per i sopraggiunti e ormai superati problemi di salute) anche grazie alla generosità dei suoi genitori che hanno messo a disposizione un appezzamento di terreno bagnato dalle acque napitine, grande a sufficienza per inventarsi di sana pianta un centro estivo speciale. Dando una vaga idea, nel caso ce ne fosse bisogno, da chi abbia ereditato l’incondizionato amore per il prossimo.
Il “pezzo forte” del centro estivo sono la J.O.B., una sedia per il trasporto di disabili ed anziani adatta al mare, alla neve o al trekking off-road, munita di una coppia di ruote studiate per il trasporto agevole su tutti i tipi di fondo (sabbia, ciottoli, neve), e ovviamente i numerosi clienti che passano il loro tempo a ballare, a giocare e a divertirsi, infliggendo un sonoro ma figurativo schiaffo in pieno volto a chi assocerebbe, senza possibilità d’appello, il concetto di disabilità a tristezza e solitudine.
Quello del “Malferà beach”, per intenderci, potrebbe senza dubbio essere considerata una straordinaria favola moderna. Ma come in ogni favola che si rispetti, i buoni devono lottare contro cattivi e oppositori.
Difficile a credersi, ma in questo caso i lupi sono le istituzioni, e non fanno eccezione nemmeno quelle comunali. Non che ci si aspetti premi e medaglie in questa terra piena zeppa di contraddizioni e controversie, ma neppure una inspiegabile indifferenza della politica, e dei politici, considerato il valore etico e morale del progetto.
«Buongiorno a tutti! Questa è la lettera protocollata al comune di Pizzo il 10 luglio 2017. Ancora oggi quasi a due mesi nessuna risposta! Si vede che i disabili e le vere associazioni di volontariato non sono degne di attenzione da parte di questa amministrazione. Che Dio abbia misericordia di tutti noi. E che “Qualcuno” non continui a dire che siamo stati noi a sbagliare ad indirizzare la domandina perché andava fatta ai vigili urbani!!! Il saper chiedere scusa è da grandi uomini, come lo è rimediare agli errori fatti con umiltà».
Il messaggio è apparso qualche ora fa proprio sul profilo facebook di Carmesissi, la quale fa riferimento a una lettera inviata all’amministrazione guidata dal giovane Gianluca Callipo a cui non solo non è pervenuta risposta, ma è servita anzi a sollevare un inutile vespaio di polemiche.
Le richieste, facilmente leggibili nel documento in fondo alla pagina, non erano proprio dell’altro mondo. Ma dagli uffici si sono limitati soltanto a far sapere che la domanda era stata inviata all’indirizzo sbagliato. Una risposta come un’altra per scrollarsi di dosso oneri e responsabilità che va ad avallare la teoria di una regione dove i disabili sono ancora considerati peso di cui liberarsi piuttosto che un bene e una ricchezza da tutelare e difendere con le unghie e con i denti.
Tutto farebbe pensare dunque che Carmensissi e i suoi clienti anche l’anno prossimo, tanto per cambiare, dovranno sbrigarsela da soli. Il che, in una società che si definisce civile e al fianco delle persone meno fortunato, è nient’affatto normale. E neppure accettabile.

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