Quando La Lince anticipa le notizie ma non piacciono: il caso della crisi al Comune di Tortora

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Quando La Lince anticipa le notizie ma non piacciono: il caso della crisi al Comune di Tortora

(Fonte foto: Comune di Tortora)
In un articolo di un mese fa (clicca qui per leggere) avevamo scritto a proposito del caso delle dimissioni da assessore di Biagio Praino e l’affidamento delle nuove deleghe: «Sergio Tranchino è uno di quei giovani parecchio in gamba, uno di quelli che entra di lato e si mette di traverso, uno di quelli che ovunque vada e qualsiasi cosa faccia, si fa sempre ricordare per aver conquistato il posto migliore, tanto che si tratti di andare a Calabria Ora a fare il braccio destro del direttore Paolo Pollichieni (avevamo erroneamente scritto l’editore Piero Citrigno), tanto che si tratti del Comune di Tortora. […] Alla fine Tranchino, silente ma determinato stratega, ottiene sempre ciò che vuole».
A seguito della pubblicazione avevamo ricevuto valanghe di messaggi di protesta da amici ed estimatori di Tranchino che lo difendevano a spada tratta, perche secondo loro noi lo avremmo dipinto come un cattivo amministratore, o peggio ancora, una “cattiva persona”. Niente di più inesatto. Rinnovando le scuse al diretto interessato così come abbiamo provveduto a fare privatamente, ribadiamo che i nostri articoli vogliono raccontare i fatti, non attaccare qualcuno personalmente, ma unicamente per il suo pubblico, in questo caso politico.
Ma hai voglia a chiedere scusa, fino a quando la verità non viene sbandierata, qualcuno pensa sempre che le notizie siano dettate da malafede. Ed ecco che oggi il dimissionario Biagio Praino, in un cruento consiglio comunale dove spiega le reali ragioni che l’hanno spinto a lasciare, piega meglio di noi ciò che volevamo dire: «Fin dal giorno dell’insediamento – ossia, dal 2 giugno 2015 – per il bene del gruppo ho lasciato che alcune mie deleghe fossero date al consigliere Sergio Tranchino, che aveva minacciato di sedersi tra i banchi della minoranza se non gli fossero state riconosciute quelle al Turismo e allo Spettacolo». Ottenendo esattamente ciò che voleva. Entrando di lato (candidandosi con Lamboglia) e mettendosi di traverso (minacciando di passare alla minoranza). E noi questo lo sapevamo già, sin dal principio. Appunto.
Un altro aspetto aveva suscitato le ire dell’intera amministrazione: «Quel che preoccupa il primo cittadino è che le dimissioni avanzate da Praino, a cui è stato quasi costretto da una situazione divenuta insostenibile, hanno creato una voragine politica attorno intrisa di malcontento. Perché la storia del messaggino impertinente è chiaramente solo la fatidica goccia che fa traboccare i vasi già colmi e per alcuni consiglieri, anzi diciamo solo un paio per il momento, la prossima goccia che finisce nel contenitore sbagliato li tirerebbe direttamente fuori dalla maggioranza. Il che metterebbe in forte crisi il governo di Lamboglia, già fortemente provato da un inspiegabile stallo e critiche quotidiane». E così l’amministrazione aveva provato a smentirci pubblicando un comunicato stampa in cui si evidenziava a gran voce la coesione e l’armonia che regna nel gruppo (clicca qui per leggere la nota).
Ma che i probemi ci fossero, lo conferma ancora una volta Praino: «Critiche di poco conto, normali in una maggioranza – ha precisato l’ex assessore – ma che invece di creare un dialogo costruttivo, hanno alimentato mormorii e malumori. Ciò mi ha indotto a credere che certe sensazioni non fossero solo le mie. Fatto sta, che nel momento in cui avremmo dovuto affrontare certi argomenti, sono stato abbandonato e messo da parte. Cosa ancor più grave, quando mi sono dimesso, nessuno ha cercato di riavvicinarmi al sindaco; anzi, è calato il silenzio e il gruppo si è ricompattato. Comunque in maggioranza non c’è chiarezza, pertanto, sono felice di non farne parte». E aggiunge: «Ho lavorato sodo per un bando che non è mai stato divulgato, con conseguenze che ben conosciamo, ossia, uno stallo amministrativo da cui tutti i consiglieri volevano uscire». Secondo Praino, tutti sarebbero insoddisfatti ma nessuno avrebbe il coraggio di affrontare il discorso.
La crisi era addirittura talmente grave che «nel giugno del 2016 il sindaco era intenzionato a dimettersi e sottopose alla nostra attenzione anche una lettera. Tra le motivazioni: la poca partecipazione del gruppo alla vita amministrativa. Ebbene, anche in quel caso, sono stato io a fermare il tutto, dicendo al primo cittadino di riflettere bene, almeno, fino a dicembre». Altro che rose e fiori.
Anche stavolta abbiamo dimostrato di scrivere con criterio e con prove alla mano. Pertanto, le accuse di approssimazione giornalistica anche stavolta posso essere rinviate al mittente.

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