Auschwitz, la toccante testimonianza di un calabrese tra i luoghi del dolore

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Auschwitz, la toccante testimonianza di un calabrese tra i luoghi del dolore

(Fonte foto: Sergio Crocco)
“Quando dissi alla mia amica Luana Scarpelli, qualche tempo fa, d’aver fatto i biglietti per Auschwitz, mi rispose freddandomi: sarà devastante. Devastante…un aggettivo che ho sentito molte volte da chi è stato qui prima di me. Oggi ho fatto questa esperienza. È devastante davvero. In tutti i sensi. Sono stato a Birkenau ed ho toccato con mano la desolazione di un vuoto assurdo in un silenzio sovrumano. A Birkenau la parola sterminio aleggia nell’aria e in quelle stanze che, a differenza di Auschwitz, sono rimaste intatte nella loro tristezza. A Birkenau la tragedia è silente e forse ancora più attuale.
Auschwitz, pur con alcune storture turistiche per me molto fastidiose, è altrettanto devastante nell’animo. Ho scattato delle foto, che però non pubblico. Ne metto tre molto “neutre” (una l’ha scattata vicino a me Roberto Giacomantonio) perché non voglio violare il diritto di tante migliaia di persone ad essere rispettate anche nella loro memoria. Ad Auschwitz e Birkenau ho respirato la morte. È un sapore che non riesco a descrivere. Non riesco a dare a me stesso una parvenza di spiegazione. Non posso dare un perché ad una cosa cosi inumana. Le camere a gas, i forni, le scarpe, le scodelle, le prigioni, il muro della morte. Li guardavo e non riuscivo ad immaginare la cattiveria di tanti invasati apparentemente normali che uccidevano perché fidelizzati in un’ideologia folle ma radicata. E pensavo, guardando quelle scarpe, se può succedere ancora. Penso ai commenti nei post di Salvini, o nei siti fascioleghisti vari, scritti da gente normale che parla di sterminio dei neri, o dei rom, o semplicemente di gente un poco diversa da loro. A me atterrisce questa normalità del male che leggo e respiro ogni giorno. Non so se sia uguale a quella che si sentiva prima di Auschwitz e Birkenau. Ma so che la combattero’ da oggi ancora di più. Quando esci da questi due posti sai di non poter essere mai più quello che eri prima.
Restare umani si deve”.
Sergio Crocco

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