Calabria, Totò Riina sullo Schermo: studenti applaudono e incitano il mafioso

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Calabria, Totò Riina sullo Schermo: studenti applaudono e incitano il mafioso

L’episodio, secondo Crotonenews, sarebbe accaduto al Teatro Apollo durante la proiezione di un documentario pensato per gli studenti delle scuole medie

 
Lo sostengono in molti: troppa tv fa male, soprattutto se si guardano le fiction come Gomorra e affini, a maggior ragione in età adolescenziale, quando l’invisibile linea di confine tra il bene e il male non è percettibile e molto spesso si finisce con l’essere affascinati dl secondo.
Così si finisce per immedesimarsi in personaggi come O’ Principe, Genny Savastano, Malammore,’ O Vucabul, O’Zingariello, O’Pitbull, Don pietro, Lelluccio, l’Immortale e compagnia cantante, con un grosso, enorme rischio di emulazione dei propri “beniamini”. Tanto che iniqui soggetti creati originariamente per raccontare il lato oscuro della società, insinuano nelle menti dei giovani il concetto di ricchezza e potere assoluto che può essere riassunto in una sola parola, la “mafia”, e per questo osannato nonostante lo sforzo immane e quotidiano con cui larga parte della società cerca di spiegare che si tratta soltanto di una montagna di merda.
Deve essere andata così, non c’è altra spiegazione, a quegli studenti delle scuole medie della provincia di Crotone, che invitati al Teatro Apollo della città per assistere a un documentario sulla malvagità umana intitolato “La Divina Commedia, lo spettacolare viaggio dall’Inferno al Paradiso”, sono scoppiati in un fragoroso applauso quando alla fine sullo schermo è apparso l’ormai defunto capo dei capi di cosa nostra, Totò Riina, altrimenti detto “û curtu” per via della sua bassa statura, nonché “La Belva” ad per indicare la sua ferocia sanguinaria, 24 anni di latitanza, un centinaio di omicidi contestati, migliaia di morti sulla coscienza e un bel po’ di segreti portati sin dentro la bara. Non paghi, si sono persino lanciati in vergognose urla di incitamento.
Chi c’era assicura che la reazione è da attribuire ad almeno un quarto della sala occupata dai numerosi studenti.
Le insegnanti, comprensibilmente esterrefatte, hanno immediatamente chiesto ai propri alunni di alzarsi dalle sedie e andare via, e così hanno fatto, sotto lo sguardo incredulo di chi invece è rimasto a guardare il volto del male, e non solo, indignato.
La vicenda non può in alcun modo essere considerata una semplice bravata e sta suscitando il giusto scalpore, tanto da richiedere l’intervento  del presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta Arturo Bova.
«È una notizia che mi lascia sgomento – si legge in una nota stampa -. È un fatto di una estrema gravità, che la dice lunga su quanto sia necessario insistere nel lavoro di diffusione della cultura della legalità. Le scuole calabresi, in questo percorso, sono seriamente impegnate e svolgono un grande lavoro. Gli insegnanti della nostra regione, in alcuni casi anche con coraggio, si spendono quotidianamente affinché la conoscenza di uno dei più grandi mali della nostra società possa far crescere i nostri giovani nel rispetto della legalità e come principali antagonisti alla ‘ndrangheta. Per questo motivo – conclude Bova -, non temo che il gesto di pochi ignoranti possa inficiare o rendere vano quanto quotidianamente viene fatto nelle scuole, ma allo stesso modo, credo che questo gesto debba farci rendere conto che è necessario raddoppiare gli sforzi, magari triplicarli».
 

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