Dal primo maggio a “Il primo caggio”, l’amara ironia del cosentino Sergio Crocco

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Dal primo maggio a

Per tutti è Canaletta ed è un poeta, in realtà si chiama Sergio Crocco e di mestiere fa il giardiniere. Ma Sergio è molto, molto ancora, tifosissimo del Cosenza Calcio, volontario in Africa e soprattutto presidente de “La Terra di Piero”, l’associazione che si autofinanzia con spettacoli teatrali per aiutare le persone meno fortunate, con un occhio di riguardo per i bambini. Il primo parco giochi inclusivo del sud, costruito in un’area del comune di Cosenza, è opera sua e dei tanti collaboratori. Noi, già alcuni anni fa abbiamo cercato di riassumere, in modo parecchio riduttivo, chi è questo personaggio amato da tutti, in questo articolo: IL FENOMENO SERGIO CROCCO, DALL’AFRICA ALLA TERRA DI PIERO.

Amato da tutti, dicevamo, tranne che dal potere e dai poteri forti della cosentitinità politica, per quel vizio di prenderli in giro, screditarli e attacarli con amara ironia, come ha fatto anche oggi dalla sua bacheca facebook. Di seguito la poesia in rime per l’occasione intitolata “Il primo caggio”.

 

Grande Sindaco, ti amo
sei la mia ragion di vita
ci sei tu e noi cresciamo
sup’ù beni i Santa Rita

Segretario del mio cuore
e dei tanti sottoposti
il partito ti fa onore
ti difendo a tutti i costi

Presidente della squadra
ti difendo puru a tia
hai la mano un poco ladra?
dai qualcosa puru a mia!

Di mestiere adoro e lecco
chi mi dona da mangiare
pur se è vero che non becco
n’acca manco a indovinare

L’ente pubblico mi aspetta
con la bella scrivania
slurpo tanto e senza fretta
sono furbo e così sia

Non festeggio il Primo Maggio 
ch’è na cosa comunista
c’è rimasto qualche caggio?
sarà il primo della lista

Se riesco a far la foto
al Bodega o al Primadì
la mia lingua parte in moto
pucci pucci, piccipì

Tu hai studiato? E si nà minchia
ma chi te lo ha fatto fare
il tuo conto non si linghia
se non sai manco leccare

Quando, in men che non si dica
penso al torto che mi faccio
dico: a mia chi minni frica…
e il pensiero me lo caccio

Se un barlume di coscienza
mi richiama a dignità
rinsavisco e resto senza
non ho tempo, m’è atteggià

Io per indole o bisogno
ci fatigo come un mulo
e realizzo il grande sogno
sono il vostro leccaculo

Fai di me ciò che ti aggrada
o politico potente
io slinguazzo ovunque vada
la tua natica fetente

E più lecco e più aggredisco
è na legge di natura
ma davanti a te obbedisco
sei la mia possente cura

Oggi è Festa del Lavoro
anzi, dei Lavoratori
dai, slinguiamo tutti in coro
ed in alto i nostri cuori

Viva viva il Presidente
l’Assessore e il Dirigente
io per voi faccio la guerra
contro tutta la mia terra.