Sviluppo a Sud: lo Stato finanzi i cervelli prima ancora delle macchine

Sud ed Economia, una rubrica a cura di Leonardo Lasala

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Sviluppo a Sud: lo Stato finanzi i cervelli prima ancora delle macchine

Lo sviluppo del Sud passa attraverso una direttrice molto diversa da quella che in questi giorni sembra continuare a caratterizzare le strategie di sviluppo statali. E’ di queste ore  un bando del Ministero per lo Sviluppo Economico che al fine di incentivare la “Fabbrica intelligente” prevede un investimento minimo di euro 500.000,00 da parte del sistema imprenditoriale. L’iniziativa è senza dubbio lodevole ma dimostra, ancora una volta, di non nascere da una conoscenza approfondita del territorio imprenditoriale meridionale.  In un periodo molto difficile per una crisi strutturale che continuiamo a negare per essere ottimisti ma che quotidianamente mette in ginocchio centinaia di imprese, si immagina che un’azienda al Sud abbia una leva finanziaria da euro 500.000,00 da investire in macchine innovative.

 

La dotazione finanziaria complessiva è di euro 341.494.000,00 Da queste pagine si lancia una proposta: perché non dedicare il 10% di questo fondo ossia 34.149.400,00 per dedicarlo ad incentivi legati al “cervello ed alla conoscenza”?  Non parliamo di iniziative volte a favorire il costo del lavoro che potrebbero di fatto (anche se essenziali) configurare una sproporzione di trattamento tra Nord e Sud quanto piuttosto ad incentivi rivolti a giovani qualificati (ricercatori universitari, dottorandi, giovani in possesso di indiscutibili titoli accademici) su cui le aziende potrebbe investire come “capitale intellettuale”.  Una macchina in meno agevolata a fronte di un cervello in più.

L’idea può apparire bizzarra ma tale non è. Le imprese potrebbero inserire all’interno del proprio know-how competitivo i giovani talenti, traendo vantaggio e ricchezza assolutamente superiori a quelli che può oggi apportare una macchina.  Basti pensare alla velocità di ammortamento di un macchinario rispetto a quella della conoscenza che non esprime valori depauperabili in tempi record. Se nel 2018 si continua ad investire in macchinari dimenticando di fatto ciò che rende realmente competitiva un’impresa, l’iniziativa può apparire dedicata ad una nicchia di imprese di valore già internazionale che poco o nulla ancora possono offrire al territorio.

In definitiva appare arrivato il momento di evolvere il concetto di sviluppo: il Sud ha risorse intellettuali di infinto valore che annualmente fornisce a territori che possono offrire migliori opportunità lavorative ai talenti.  Dunque la spesa che lo Stato e le micro comunità dedicano alle nuove leve della nostra economia fior di investimenti che vanno di fatto ad arricchire contesti differenti, addirittura esteri.

Immaginando di offrire a questi giovani (ragionamento semplicistico ma efficace) uno stipendio annuo loro di euro 25.000,00  e dunque uno stipendio in linea con i valori dei contratti collettivi nazionali una iniziativa capace di impiegare solo il 10% del fondo in considerazione permetterebbe di dare occupazione a circa 1.400 giovani le cui competenze il primo anno sarebbero completamente coperte dal finanziamento.  Immaginando la possibilità per ogni impresa di investire sul capitale intellettuale di un giovane, significherebbe sostenere circa 1.400 imprese magari di quelle micro che con il contributo di personale qualificato potrebbero crescere in maniera concreta.

Quella in questione è una semplificazione evidente: ci sono regolamenti europei e nazionali da valutare, vincoli sindacali , studi sulla dimensione delle imprese e sulla tipologia di sostegno, ma a parere di chi scrive se non si riparte dalle competenze, diviene impossibile programmare qualsiasi iniziativa di sviluppo.  Qualcuno diceva… datemi una leva e vi sollevo il mondo. E se la leva fosse il cervello?

A cura di Leonardo Lasala – editorialista

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