Vos estis lux mundi – le vittime italiane diffidano il Vaticano ad adempiere

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A due anni dall’entrata in vigore del Motu proprio che avrebbe dovuto dettare l’applicazione – come spiega padre Hans Zollner, soprattutto per le gerarchie – di rigide regole affinché i casi di abuso sessuale non venissero più insabbiati, ora vediamo essere lo stesso Vaticano non dare applicazione a quelle sue stesse norme, propinate nelle aspettative come “rivoluzionarie”.

La prima testimonianza arriva proprio dal vescovo di Piazza Armerina, mons. Rosario Gisana il quale su don Giuseppe Rugolo dichiara al Resto del Carlino “di avere informato la Congregazione della Fede la quale avrebbe poi rispedito tutto al mittente spiegando che non interessava”. Ma Gisana non si ferma. “Per scrupolo – prosegue – ho mandato tutto alla Segreteria di Stato e mi hanno risposto con la stessa dicitura”.

Trasferito poi a Ferrara – ufficialmente per motivi di studio – don Giuseppe Rugolo – come lui stesso dichiara in questo video – continuava malgrado le denunce, a lavorare stretto contatto con minori, tanto che nel video annuncia un campo con i “ragazzi” dal 22 al 29 agosto 2020.

Quello di Enna è solo l’ultimo dei casi presi a campione e accaduti dal 1 giugno del 2019, ovvero da quando il Motu proprio è diventato legge.

Nella diffida citiamo altri tre casi, il primo è quello dei chierichetti del papa, il cui processo si è svolto in Vaticano, dove avrebbe dovuto dare un segnale forte ed esemplare e invece, vediamo scomparire da quel processo chi realmente insabbiò il caso, questo secondo l’accusa dello stesso Vicario Giudiziale Andrea Stabellini.

C’è poi il caso genovese di don Franco Castagneto e quello di padre Luca Bucci. Il primo scomparso improvvisamente verso la metà di agosto 2019 e per il quale, la stessa Congregazione per la Dottrina revocò al Cardinale Angelo Bagnasco il mandato per celebrare il processo, trasferendolo a Torino, dove però sembra anche li che nessuno voglia vagliare le eventuali responsabilità dell’ex Arcivescovo Presidente della CEI.

Il secondo caso, quello di Padre Bucci solleva l’operato della diocesi guidata da Bagnasco ma anche quello neo eletto vescovo di Genova Marco Tasca, che avvisato dalla stessa associazione Rete L’ABUSO di un caso di cui omettevamo il none del sacerdote – quello di padre Bucci – ci rispose, ma non volle nemmeno sapere chi fosse il frate in questione, almeno a titolo di prevenzione.

Questa diffida ad adempiere (testo integrale) da parte dei sopravvissuti – ad applicare seriamente il Motu proprio – è solo un primo atto formale che avrà seguito, questa volta limitato nei confronti di uno stato estero che si è autopromosso in rappresentanza delle vittime, che però non rappresenta affatto e che formalmente lo ribadiscono rinnegano con il presente atto.

Noi sopravvissuti non intendiamo essere indiretti complici di una campagna criminale che continua a produrre vittime di un un Vaticano che dimostra ancora oggi di voler tutelare solo ed unicamente se stesso e come vediamo continua a mettere in secondo piano la salute psicofisica dei minori ad esso affidati ingenuamente.

Francesco Zanardi

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