Boom 5 stelle in Calabria? Non guardiamo al reddito di cittadinanza, vogliamo solo liberare questa terra

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Boom 5 stelle in Calabria? Non guardiamo al reddito di cittadinanza, vogliamo solo liberare questa terra

All’indomani della chiusura delle urne, dentro e fuori i social ha governato il caos. Nessuno si è preso le responsabilità delle sconfitte, di una estrema destra che si è risvegliata, di una legge papocchio che impedirà a chiunque di governare, nessuna analisi reale, un mea culpa recitato anche solo per sbaglio. Il giorno dopo chi non è entrato in Parlamento ha additato gli elettori del M5s come degli sfascisti, rei di aver messo la croce su un simbolo che non ha continuità con la vecchia politica e forse per questo indomabile. Nessuno ha capito perché un elettore su tre ha messo la x sul M5s e soprattutto perché al sud è andato anche peggio.
 
Però a poche ore dalla chiusura dei seggi erano tutti d’accordo su un fatto: il MoVomento 5 stelle ha sfondato al sud, e in particolare in Calabria perché noi meridionali, in generale, siamo tutti vagabondi, inetti, bamboccioni, e pertanto aspettiamo con ansia che varino il reddito di cittadinanza mentre mangiamo le briciole che ci dispensa la ‘ndrangheta tra un’estorsione un omicidio, di cui saremmo chiaramente tutti complici.
Eh, no. Troppo facile liquidare con questa tesi una rivoluzione silenziosa che ha devastato le urne e sconvolto i piani di tanti vecchi ed inutili politici di professione e poi i calabresi sono quasi 2 milioni e sarebbe anche ora di finirla di accusarli di cui hanno colpa pochi ignobili stolti.
Quello che è accaduto in Calabria, così come nel resto del Mezzogiorno, è qualcosa di molto più serio.
Delle persone che ho avuto modo di ascoltare in queste settimane, di tutti gli attivisti politici, di ogni forza politica, che abbiano poi deciso di votare i 5 stelle, non ne ho sentito uno, e dico uno, preoccuparsi del reddito di cittadinanza. I motivi sono principalmente due: il primo è che il reddito di cittadinanza già esiste, in altra forma; il secondo è che i calabresi sono la popolazione che più ha emigrato dall’unità d’Italia in poi per cercarsi un lavoro a ogni costo, pure quello di attraversare l’oceano e lasciarsi per sempre alle spalle le proprie radici. Se ne sono andati anche quando hanno capito che questa terra non avrebbe lasciato loro scampo.
Ma se gli industrializzati del nord, i radical chic con la puzza sotto il naso, i figli di papà e i Matteo Salvini di turno ancora non si capacitano del risultato, proverò io ad elencare qualche motivo.
La Calabria ha votato i 5 stelle perché preferisce un congiuntivo sbagliato a un affiliato in politica, li ha votati perché preferisce l’inesperienza agli esperti di inciuci e salti della quaglia, li ha votati perché preferisce un ignorante in parlamento che vuole imparare a un dotto manovrato dalla massoneria deviata. I calabresi hanno votato i 5 stelle perché si sono rotti i coglioni delle assunzioni dei raccomandati negli enti pubblici, della sanità privata in mano agli imprenditori in odor di mafia, delle procure corrotte, delle indagini insabbiate, della democrazia minacciata, dei “figli di” che non hanno mai avuto bisogno di lavorare e non sanno cos’è il sacrificio, degli amanti sistemati ai posti di comando, dei Muto che piazzano gli uomini dove e quando vogliono, degli ospedali chiusi per fare il favore agli amici, dei tagli nella sanità e le parcelle d’oro dell’Asp, delle nomine illegittime impunite, dei sindaci corrotti che nessuno vede, dei Mario Oliverio in politica da 30 anni, dei santini politici in casa del clan Tegano, di una Platì dimenticata, delle navi dei veleni che si inghiotte la terra, delle sagre di paese pagate a peso d’oro e dei disabili emarginati come fossero un peso, dei processi manomessi, manovrati, costruiti ad arte, di una stampa imbavagliata per soldi e per potere, degli appalti truccati, della speculazione edilizia, dei rifiuti gestiti dalla criminalità organizzata, del mare inquinato che nessuno vuole sanare, dei bandi truccati, delle parentopoli nei Comuni, dell’analfabetismo voluto, degli innocenti carcerati e dei colpevoli in stato di libertà, dei milioni che nessuno sa gestire e tornano indietro, dei cinghiali che se si incazzano ‘minano’ ad ammazzare, delle rotative inceppate, delle Maria Carmela Lanzetta prima cacciate vie e poi ricandidate, degli Orlandino Greco perseguitati e dei pentiti credibili a metà. Questi e altri mille sono i motivi per cui la Calabria ha scelto di votare i 5 stelle e non il vecchio, arrugginito carrozzone politico. Altro che reddito di cittadinanza. Abbiamo solo messo in atto una piccola rivoluzione ribellandoci, smettendo di credere alle promesse, togliendo loro l’ossigeno, non rinnovandogli più la fiducia. Spezzando quella catena di continuità tra la vecchia dirigenza e gli ambienti più deviati della società.
Il voto ai 5 stelle non può essere nemmeno più considerato di protesta, come poteva essere quello di 5 anni fa. Stavolta chi ha votato 5 stelle è convinto che qualcosa possa davvero cambiare. Qui in Calabria c’è la forte convinzione che sia arrivato il momento della liberazione, già avviata negli anni passati da Morra, Parentela, Nesci, Dieni e Ferrara.
Chi ha perso, ha perso perché non è stato in grado di cambiare le cose o perché le ha addirittura peggiorate. Chi ha perso non che da prendersela solo con se stesso.
E adesso fate presto a risollevare le sorti di questa regione. Che qui abbiamo bisogno e voglia di lavorare più che mai.
 
Francesca Lagatta, calabrese, 32 anni,
direttrice della testata giornalistica La Lince