BCC di Verbicaro, confermato il blitz delle Fiamme Gialle del 9 marzo scorso, ma ora il Riesame annulla il sequestro degli atti

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Pubblicato su La Spia Press

La perquisizione ci fu, così come l’acquisizione di alcuni atti e 51 fascicoli, tra cartacei e digitali, ma ad eseguirle furono gli uomini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e non gli uomini della DDA di Roma della sezione tributi, come ipotizzato in un primo momento.

Proprio come rivelò l’ormai nota vignetta della discordia, lo scorso 9 marzo la BCC di Verbicaro fu oggetto di un’operazione da parte delle Fiamme Gialle, scaturita in seguito a un esposto in cui si indicavano numerose società e relative quote di partecipazione dei dirigenti bancari che sarebbero costate loro la presunzione di conflitto di interesse.

Ma la scorsa settimana, il giudice del Riesame del Tribunale di Cosenza ha accolto la richiesta del legale del Presidente Francesco Silvestri, l’avvocato Maria Iuliano, che si era opposta alla perquisizione e al sequestro degli atti facendo leva sull’infondatezza delle accuse e le scarse motivazioni. Il decreto del Pubblico Ministero di Paola risulta di fatto annullato, ma ciò non preclude la possibilità di procedere a breve con nuove perquisizioni o il sequestro degli atti.

L’indagine vede ufficialmente coinvolti l’ex Presidente Giuseppe Zito, quello l’attuale, Francesco Silvestri, il consigliere del Cda Giuseppe Russo e il sindaco del Cda Nicolina Germano, a cui vengono contestati, a vario titolo, i reati di omessa comunicazione del conflitto di interessi (2629 bis cc) nell’ambito degli interessi degli amministratori (Art. 2391 del cc) e mendacio e falso interno (Art. 137 del testo unico bancario).

Il lungo e intricato filone di inchiesta nasce da presunti illeciti legati alla sottoscrizione di alcuni verbali con cui il Consiglio d’Amministrazione tentò, nel giugno di due anni fa, di delegittimare la poltrona di presidenza che le elezioni bancarie riservarono ad Arturo Riccetti. L’uomo, allora consigliere provinciale, per due mesi fu protagonista di aspre polemiche per una presunta incompatibilità con la candidatura. Il Tribunale del Lavoro in prima istanza confermò l’inconciliabilità dei ruoli e poi la rigettò accogliendo le motivazioni dei legali di Riccetti, il quale rimase in carica, ai vertici dell’istituto di credito, per circa un mese. Al momento la questione è al vaglio dei giudici di Cassazione e aspetta ancora un verdetto.