Editoriale | Ospedale di Praia a Mare, sanità e notizie: lasciateci fare i giornalisti

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Editoriale | Ospedale di Praia a Mare, sanità e notizie: lasciateci fare i giornalisti

(Fonte foto: dal web)
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La saga infinita dell’ospedale di Praia a Mare è cominciata nel luglio di sette anni fa, in una riunione dove c’erano i sindaci, i Gentile e Peppe Scopelliti, allora presidente di Regione, commissario ad Acta alla sanità ma soprattutto autore del decreto che nell’ottobre successivo avrebbe riconvertito il nosocomio in casa della salute.
Quel giorno era già chiaro cosa ci sarebbe aspettato da lì in avanti. Da una parte un uomo costretto per forze maggiori a chiudere un ospedale incolpevole di tutti i debiti che poi avrebbe contribuito a risanare, e cioè Scopelliti, dall’altra parte i Gentile che garantivano che con la loro divinità politica l’ospedale non sarebbe stato chiuso. In mezzo i tanti sindaci in trincea con la pretesa di essere ascoltati e di difendere il dritto alla salute.
Ma come siano poi realmente andate le cose lo sapete tutti e se ne siete a conoscenza è anche e soprattutto grazie alle decine cronisti del posto che non hanno mai esitato a raccontarvi controversie e menzogne di quella che è diventata tra le più sconcertanti pagine di storia politiche della Calabria.
Quello che però non vi abbiamo mai raccontato, e avremmo continuato se non ce ne fosse necessita stamattina, sono i disgustosi retroscena. Minacce, tentativi di bavaglio, telefonate ambigue, avvertimenti, intimidazioni, tirate di orecchie e persino ‘mmasciate da chicchessia per convincerci a farci i fatti nostri. Che all’inizio, devo ammettere, fanno anche un po’ impressione, ma con lo scorrere del tempo diventano la normalità, non ci pensi neanche più, a volte non ci fai nemmeno più caso. Smetti persino di denunciare. E non per questo dobbiamo essere considerati eroi, anche perché non lo siamo.
Ma quando poi l’arroganza e la prepotenza coinvolge anche altre persone, allora non si può e non si deve più tacere. Ieri è successo di nuovo, l’ennesima giornata di inferno tra il telefono che non smette di squillare e frasi pensati che rimbombano nel cervello, che ti tolgono il sonno.
Tutto è cominciato ieri mattina. Il collega di Rete 3 Digiesse Martino Ciano ed io, veniamo in possesso di un documento in simultanea. La notizia è che il direttore del distretto sanitario del Tirreno, la dottoressa Giuliana Bernaudo, lo scorso 26 giugno ha convocato una riunione informale con tutti i sindaci e i vertici Asp e che nessuno di loro ha risposto alla chiamata per ascoltare i pareri su come ci si debba riorganizzare in vista dell’imminente (!?!) riapertura dell’ospedale. Qualcuno ricorda a ragione che non aveva i titoli per farlo, ma noi de “La Lince” decidiamo di pubblicare la notizia perché le chiavi di lettura sono due: che la riapertura non è imminente e che sulla dottoressa Bernaudo, come ho più e più volte evidenziato nei miei articoli, c’è l’ordine perentorio di ignorarla. Il che non significa solamente che i dirigenti Asp non nutrano molta simpatia per la direttrice del distretto, significa anche, dal mio punto di vista, che la Bernaudo si stia ribellando un po’ troppo nelle sedi opportune ed è risaputo che i ribelli in questa terra devono essere domati con la forza.
Lo sappiamo perché abbiamo le carte, perché grazie alle nostre fonti è come se avessimo occhi e orecchie dappertutto. Lo sappiamo perché chi è all’interno del sistema, gente per loro insospettabile, tace per paura ma ci fornisce carte e notizie perché non ne può più di soprusi e ricatti.
E’ successo ieri, è successo di nuovo, dopo la pubblicazione della notizia che a voi sarà sembrata anche innocua, gli animi dentro le mura dell’Asp cosentina, hanno cominciato a surriscaldarsi, al punto che sono diventati roventi.
Da lì dentro ci hanno chiamato e ci hanno detto che all’indirizzo della Bernaudo sarebbero piovute invettive e imprecazioni. Ci hanno detto che anche al di fuori di quelle mura qualcuno avrebbe giurato che la sbatterà fuori, perché secondo questo dirigente le carte le avrebbe passate proprio la Bernaudo. Niente di più falso. Nel tentativo di chiedere lumi alla diretta interessata, non siamo riusciti nemmeno a metterci in contatto con lei che, lo ricordiamo per chi fosse perso qualche passaggio, non gode di troppe simpatie nei confronti della nostra redazione dopo che in passato ha sbandierato ai quattro venti qualsiasi notizia, senza filtri. La lettera, poi, è datata 26 giugno e se abbiamo pubblicato il contenuto dopo 10 giorni ci sarà pure un motivo.
Poi i “rimproveri”, chiamiamoli così, sono passati a noi. Non sappiamo se è successo anche all’amico e collega Martino Ciano, ma a noi amici di amici di amici ci hanno detto che dobbiamo smettere di scrivere qualunque cosa, di dire che l’ospedale non riaprirà, di scrivere che i sindaci e i dirigenti non rispondono. Ma perché tanta rabbia? Noi siamo giornalisti, mica giudici, informiamo la gente mica mica facciamo processi. Qual è il motivo per cui la gente non deve sapere?
Ad ogni modo a noi e alla nostra redazione non interessa, domani è 8 luglio e saremo di nuovo nel piazzale dell’ex ospedale di Praia a Mare per attendere il cerimoniale di un’apertura che non avverrà neppure domani, contrariamente ai proclami. E lo scriveremo di nuovo, con maggiore sprezzo nei confronti di chi continua a giocare e speculare sulla pelle della gente. Vi ricorderemo di nuovo tutte le menzogne delle ultime settimane. Vi diremo di nuovo che per riaprire l’ospedale sulle carte basterà una firma, per restituirlo ai cittadini almeno due o tre anni. Se mai qualcuno deciderà di riaprirlo. Poi ci auguriamo di sbagliare mestamente e che la buona politica ci smentisca già nelle prossime ore. Atto e riconversione in poche settimane, camion che vanno e vengono per rimetterci dentro quello che non c’è più, sale operatorie funzionanti e ambulanze che sfrecciano su ogni arteria percorribile. Ma fino ad allora non ci impedirete di scrivere. Semmai, ci invoglierete a farlo ancora di più.
Francesca Lagatta,
Direttrice Responsabile della redazione “La Lince”