«Non ho mai raccontato niente a nessuno»

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«Non ho mai raccontato niente a nessuno»

(Fonte foto: dal web)
Il racconto che state per leggere, crudo, profondo, disarmante, è tratto dal sito www.saveriotommasi.it. Saverio Tommasi ha 40 anni, è attore, scrittore, blogger e freelance italiano e attualmente realizza documentari e video inchieste per Fanpage.it. Una lettrice gli ha inviato questa lettera che parla di violenza e di abusi, come forse non s’era mai letto prima.
“Mi ha scritto quella che da qui in poi chiamerò “ragazza” – scrive Tommasi- . “Ragazza” ha letto il post in cui avevo scritto che “ogni rapporto sessuale deve avvenire con il CONSENSO ENTUSIASTA di TUTTE le persone coinvolte durante TUTTA la durata del rapporto”. Non si scappa da qui. Tutto il resto è violenza sessuale.
Ho chiesto a “Ragazza” se potevo pubblicare il suo racconto e “Ragazza” mi ha risposto “sono timida e molto riservata, ma forse devo delle scuse a me stessa e alle persone care a cui non ho detto mai nulla”.
Per questo pubblico il suo racconto, perché penso che possa fare bene, in un senso ampio e alto, a tante donne e tanti uomini.
Buonasera Saverio.
Ti racconto un fatto. Che non ho mai raccontato a nessuno. Stupida che sono, a nessuno.
Parliamo di 17/18 anni fa, io avevo 26/27 anni. Approfitto dell’unica settimana di vacanza concessami e vado a rilassarmi un po’ al mare, da sola, in un campeggio dove conosco tutti da prima di nascere. Con i miei siamo sempre andati lì e i miei amici e i loro genitori (ed oggi i loro figli) vanno ancora lì. Ti spiego questo per contestualizzare il tutto; non sono una sprovveduta, sono andata lì da sola perché sapevo di essere al sicuro, a casa. Conosco i gestori della struttura, i camerieri del ristorante, i villeggianti. Tutti.
Appena arrivata c’è un ragazzo nuovo alla reception e da subito un incrocio di sguardi maliziosi ha contraddistinto la nostra conoscenza. Tempo due sere, una sagra con altri amici, due bicchieri e quattro risate e siamo in spiaggia a limonare a manetta. Non mi sento di essere giudicata per questo. Ero giovane, ai tempi caruccia, single io e single lui, in vacanza dopo due anni di lavoro… perché no?!
Andiamo in tenda da lui e cominciamo a fare sesso. Ero emancipata, sgamata e passionale. Mi stringe una mano al collo, ci sto, wow passionale anche lui, mi dice qualche vaccata, ci sto, ma sì dai un po’ di foga non guasta, tanto chi lo rivede più questo. Quando arriviamo al bello mi sembra però che lui confonda la passionalità con l’aggressività. Mi fa male. Glielo dico. Mi fai male. Ahia. Aspetta. Piano. Mi fai male cazzo. No, così no, un attimo. Mi fai male. Ma lui era troppo ingrifato per fermarsi e così… semplicemente l’ho lasciato finire. Non te lo so dire se ho avuto realmente paura in quel momento, credo di no, più verosimilmente mi stavo dando della cogliona per essermi cacciata in quella situazione. Una volta concluso sono un po’ dolorante e mi accorgo che il materassino è tutto sporco di sangue. Mi ha fatto perdere sangue, ti rendi conto?! Nemmeno la mia prima volta ne persi così.
Col senno di poi credo che una semplice visita al pronto soccorso avrebbe dato un nome all’accaduto, ma il senno di poi arriva sempre troppo poi. Lì, allora, quando ho visto il sangue ero un po’ incredula, e un po’ confusa.
Probabilmente anche lui perché molto galantemente è riuscito a dirmi solo “cosa fai adesso, vai?” Un signore. Sono andata, sì, certo, ovvio che non rimango lì. Per i due giorni successivi sono stata pervasa da una sottile tristezza decisamente contrastante con lo spirito con il quale ero partita. L’ho incrociato qualche volta perché lavorava lì, ma non mi ha quasi guardato in faccia. Credo che si vergognasse anche lui. Continuare a darmi della cogliona però era l’unica cosa che mi sembrava opportuno fare. Ci ho flirtato dal primo nanosecondo che ci siamo incrociati. Tutto il campeggio mi ha visto uscire con lui, ballare, ridere, bere, fare la stupida, andare in spiaggia. Brilla.
Ero assolutamente e totalmente consenziente, senza la minima ombra di dubbio. Ed è vero, volevo farmi una sana trombata con un bel ragazzo, il tizio nuovo della reception del posto più sicuro al mondo per me. Non mi sembrava che ci fosse nulla di male. Da lì a farmi tenere una mano stretta sul collo e farmi sanguinare… Ce ne passa. Vedi, Saverio, rileggo quest’ultima frase e ancora mi do della cogliona ma stavolta perché mi rendo conto che ci ho messo quasi vent’anni a capire cosa sia veramente successo quella sera.
Oggi, che sono più grande e non mi interessa l’opinione altrui, forse avrei interrotto la sua performance con un ben assestato calcio nelle palle, ma allora.. forse sì, ho avuto paura.
Non lo so perché sia successo questo, non ne aveva alcun bisogno ero lì e lo volevo, semplicemente non così. Forse probabilmente lui era lì da solo. E tra un “me la sono scopata” e un “abbiamo scopato” c’è dentro tutta la differenza.
Non penso di avere avuto alcun trauma da quell’esperienza, perché in fin dei conti è andata bene, ma un’amara lezione sì. Fai poco la spavalda, “ragazza”, che non sai mai se c’è qualche stronzo che ti tiene testa con la forza. A cui evidentemente un “no” non basta.
E per una come me, che credevo che libera, emancipata e intelligente bastasse, è stata una lezione amara tanto tanto per davvero.
(Fonte: saveriotommasi.it)

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