Il Signor Sistino, lo scarparo nobilissimo

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Il Signor Sistino, lo scarparo nobilissimo

(Il Signor Sistino)
Questo Signore che vedete in foto è un “vecchietto” che ci ha lasciati qualche giorno fa. Aveva gli anni “da vecchio” ed è nella normalità delle cose che quando si è vecchi si debba prima o poi morire. Se conosci la persona che muore te ne dispiace, se è parente ancora di più. Ma poi, come la vita insegna, “ti ci cuanzi”.
Questo Signore però era una di quelle persone per le quali tu vorresti che venisse scoperta la pillola dell’immortalità.
Questo Signore si chiamava Sistino. Era di Carolei (per i miei contatti non calabresi: un paesino alle porte di Cosenza) e di mestiere faceva il calzolaio. Non ho mai saputo il suo cognome. Per me ha sempre fatto Signor di nome e Sistino di cognome.
Il Signor Sistino aveva la particolarità di venire con noi in trasferta al seguito dei Lupi negli anni 80/90 sempre e rigorosamente in treno. Quando la trasferta era organizzata in pullman lui si presentava a destinazione sempre utilizzando la ferrovia ed unendosi a noi nelle città ospitanti.
Il Signor Sistino era un umile “scarparu”. Ma era un gigante. Arrivava in treno con borsone strapieno delle specialità calabresi che sembrava dovesse andare a rappresentare Cosenza al salone del gusto di Torino. Per questo Signore salire sul treno a dividere la sagna, i salumi, il vino, la pastiera, con chiunque capitasse nello scompartimento, che lo conoscesse o no, era la regola. Per lui era normale. Per lui la condivisione dei beni era consolidata prassi di vita. E per Sistino era ancora più prassi la condivisione di un sorriso, di una parola solidale verso chiunque. Anche verso chi la pastachjna gliela rubava, nonostante non ce ne fosse stato bisogno, perché lui non l’avrebbe mai negata. Aveva il “laboratorio” sotto l’Ospedale a Cosenza. Ieri ci sono passato. La porta era chiusa come lo è da molti anni ormai. Mi è venuto un magone enorme. Un altro pezzo di storia bella e significativa di ciò che siamo stati si è staccato.
Sistino rappresenta ancora adesso, per me, l’umanità imparata attraverso le suole delle scarpe altrui. L’umiltà che diventa grandezza e un semplice scarparo di Carolei che diventa nobilissimo in silenzio. Tra la puzza dei treni e i cori degli ultras. Signor Sistino, io ti ricorderò sempre con gioia, perché anche attraverso te ho scoperto che dai diamanti non nasce niente.
di Sergio Crocco

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