Bettola (Pc) | Formula 1, abolizione della morte, vulcano in città, carri armati e missili su Parma, il surreale candidato Stefano Torre porta a casa 1801 voti

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Bettola (Pc) | Formula 1, abolizione della morte, vulcano in città, carri armati e missili su Parma, il surreale candidato Stefano Torre porta a casa 1801 voti

(Nella foto, Stefano Torre. Fonte foto: Piacenza Sera)
Ha una stretta amicizia con Vladimi Putin, il quale sarebbe stato così gentile da prestargli carri armati per la sicurezza e missili da lanciare sui “nemici” di Parma, avrebbe costruito un vulcano per l’incenerimento dei rifiuti, costruito una stazione spaziale, elargito viagra gratis a tutti gli over di 55 anni, ma quantunquemente, verrebbe da dire, avrebbe addirittura abolito la morte. Questi, in sintesi, i punti programmatici con cui il candidato a sindaco di Bettola Stefano Torre ha conquistato niente meno che 1801 preferenze alla elezioni amministrative dello scorso 11 giugno, con un 4,23% che lo terrà fuori dal consiglio comunale per soli 70 voti.
Sotto, il suo video di presentazione.

Incredibile ma vero, una sorta di piccolo miracolo politico. L’unità lo ha definito, più che uno dei tanti Cetto La Qualunque in circolazione, un Forrest Gump in salsa italica. Ma proprio sul giornale l’Unità, abbiamo anche trovato la sua incredibile e, per certi aspetti, commovente storia. La sua vera storia. Stefano Torre infatti è affetto da una malattia degenerativa che avrebbe potuto ucciderlo diverse volte ed è tenuto in vita da alcuni macchinari impiantati nel petto.
Di seguito l’articolo integrale apparso sul giornale fondato da Gramsci nella versione on line.
“Ricordate alcuni giorni fa, dopo il primo turno delle elezioni amministrative, la storia di Stefano Torre, il candidato sindaco di Piacenza di cui molti giornali e siti (tra cui anche noi) descrissero – con una colpevole punta di sarcasmo – il “miracolo elettorale” (al primo turno ha ottenuto un insperato 4,23%) come l’ennesimo segnale del declino istituzionale del Paese?
Troppo assurda la sua campagna elettorale! Troppo surreali le sue provocatorie proposte, dal viagra gratis per tutti gli uomini dai 55 anni in su al Vulcano in centro a Piacenza, dall’abolizione della morte al coinvolgimento dell’Armata Rossa “dell’amico Putin” per sconfiggere la criminalità nella città emiliana.
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, consiglio vivamente la visione di questo video su YouTube in cui Stefano Torre, durante il confronto elettorale con gli altri candidati di Piacenza, “trollò” a colpi di satira (copyright Dino Amenduni) i suoi avversari e lo stesso conduttore con proclami oltre il limite del grottesco.

In pochi, però, conoscevano la vera storia di Stefano Torre, alla luce della quale tutto assume un significato, dando un tono romantico, quasi commovente, a quello che sembrava l’ultimo capitolo del qualunquismo italico. Più che un Cetto La Qualunque, un Forrest Gump in salsa italica.
Torre è affetto da una malattia rara (1000 casi nel mondo) e degenerativa, la distonia DTY11, che gli è stata diagnosticata 20 anni dopo i primi sintomi, e ha rischiato più volte di morire per questo motivo. La sua storia pazzesca (e quello che è stato necessario per permettergli di vivere) è raccontata in un’intervista per un sito locale di Piacenza (sportello quotidiano), di cui riportiamo alcuni stralci.

L’umorismo non gli manca neanche quando parla della rarissima patologia che lo ha colpito da bambino. Per curarla, i medici hanno dovuto impiantargli due computer nel corpo: «Toccami il petto, senti, sono metallico». Perciò, il cinquantaduenne Stefano Torre, web designer professionista e reduce da un’eclettica campagna elettorale a Piacenza all’insegna della satira, si fa chiamare “uomo bionico”.
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«Non è facile parlarne. Ho imparato che, tanto più la vita ti nega qualcosa e ti mette i bastoni tra le ruote, quanto più riesci a scoprire la bellezza dell’esistenza». Sembra una frase banale, ma non è così: a pronunciarla è un uomo che all’età di otto anni, quando è un bambino vivace, pieno di amici, intelligente e bravo a scuola, all’improvviso non riesce più a scrivere, fatica a tenere in mano la biro, si trova intrappolato nel proprio corpo, perdendo progressivamente il controllo dei movimenti, senza che i dottori sappiano diagnosticarli la malattia. Solo quarant’anni dopo, Stefano Torre scoprirà di cosa si tratta: una distonia degenerativa, chiamata distonia DYT11, che conta all’incirca un migliaio di casi in tutto il mondo.
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«Frequentavo la scuola elementare Giordani, ma a un certo punto non riuscivo addirittura a tracciare le righe sul foglio, la mia mano era incontrollabile. Siccome ai tempi la medicina non riusciva neanche a contemplare da lontano quale fosse la causa, i neurologi dissero ai miei genitori che il mio fosse un atteggiamento per attirare l’attenzione. E la cura fu scandita da ceffoni e punizioni».
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Inizialmente, quindi, il peggioramento scolastico del giovanissimo Torre – dovuto in realtà alla distonia – viene confuso con un vizio caratteriale. I suoi genitori si convincono che la questione deve essere approfondita, soprattutto perché il disturbo s’aggrava anno dopo anno. Nulla da fare, il responso è sempre il solito: non si tratterebbe di alcuna malattia, ma la motivazione sarebbe da ricercare in un rapporto burrascoso con la famiglia o negli sbalzi adolescenziali.
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All’età di vent’anni Torre, forse, potrebbe intravedere la luce. Viene ricoverato all’istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, dove è gia in corso da tempo una sperimentazione sul suo tipo di distonia (che lui non sa ancora di avere). Nonostante ciò, però, la patologia non viene riconosciuta: dopo un mese viene rilasciato senza nessuna diagnosi.
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Per vent’anni Torre convive con il disturbo, finché sua moglie insiste poiché torni di fronte a un medico. Poco speranzoso e privo di qualsiasi aspettativa, Torre si reca presso un ambulatorio pubblico. «Mi accolse un medico della mutua, dicendomi che era il suo primo giorno di lavoro. In cinque minuti mi diagnosticò quella che effettivamente è la mia malattia, cioè la distonia DTY11. Ricordo ancora il suo nome, dottor Terlizzi», spiega Torre, con evidente senso di gratitudine.
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Dopo le scarsamente entusiasmanti premesse, arriva il momento tanto (dis)atteso: Torre si affida al bisturi, però si rivela un flop.
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Passa una settimana, Torre torna sotto i ferri per la seconda operazione. Stavolta, i medici fanno centro, gli elettrodi vengono collocati correttamente.
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«Dopo tre o quattro mesi ho cominciato a camminare per davvero, prima faticando come un matto, poi più facilmente. Ho girato la città in lungo e in largo, ho scaricato un’app per dimostrare ai parenti i percorsi che facevo. A casa erano gasatissimi! In più vedevo amplificarsi le mie capacità cognitive perché liberavo aree mentali: ero diventato una calcolatrice vivente, riconoscevo le facce dei passanti con una facilità mai successa prima. Adesso questo effetto di “super-potenza” è terminato e ho ancora qualche difficoltà a parlare, talvolta molto evidente».
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Oggi vive con due computer a pile piantati nel petto che rischiano di scaricarsi ogni quattro o cinque anni (guai a farsi mancare qualcosa: tempo fa è capitato) e ogni tanto perde il controllo delle gambe, ma non si lamenta, anzi, è finalmente realizzato: «Negli ultimi anni di isolamento crescente, mi ha infastidito la sensazione di non poter partecipare in maniera attiva all’evoluzione del mondo, anche da lì pertanto è nata la mia idea di mettermi in gioco nella campagna elettorale di Piacenza in maniera così forte e stravagante, con una dose di “faccia di bronzo” che non so se avrei avuto senza essere passato attraverso una simile storia personale».

Una “faccia di bronzo” che gli ha permesso di entrare nel cuore dei cittadini di Piacenza e che dovrebbe far riflettere molte, molte persone. Non solo chi si occupa di politica.
Questa è la storia di Stefano Torre, un vero candidato bionico”.