In-Sanità calabrese: Praia a Mare e altre follie

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In-Sanità calabrese: Praia a Mare e altre follie

(Fonte foto: dal web)
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di Forbidden
Un fiume di debiti dalla portata altalenante, che viene incanalato nel migliore dei modi, per rispondere alle esigenze di una classe politica a volte vogliosa di cambiamento, a volte determinata a lasciare tutto com’è.
La sanità calabrese la conosciamo bene. È un cane che si morde la coda, ma, è anche un bel rebus che il cittadino comune non risolverà mai. Non è solo un affare politico, o un banchetto dal quale la criminalità non vuole alzarsi, ma, è anche il luogo in cui il qualunquismo sguazza. E fidatevi, non è neppure colpa del compagno Oliverio o del camerata Scopelliti; no, qui, l’appartenenza politica non c’entra un cavolo. Il tutto rientra nel più ampio discorso meridionalista del chiangi, futti e tira a campà.
Il primo aspetto da tenere in considerazione è strettamente burocratico.
La burocrazia è un mostro che piace tanto agli italiani, soprattutto ai meridionali. L’italiano è fondamentalmente un perdigiorno e il potere politico non fa che avallare questo vizio. Il meccanismo è semplice: si crea un problema che deve essere risolto con molta calma. Di qui la burocrazia, ossia, le carte suggeriscono la soluzione solo sul piano astratto, senza preoccuparsi di quanto tempo ci vorrà per tramutare le parole in fatti; la legge viene messa sotto i piedi e a prevalere è l’intrigo, spacciato per forza miracolosa del divin-politico di turno. Dalle nostre parti, il potere si consolida con le promesse e la politica necessità dei bisognosi; un po’ come la Chiesa, che non potrebbe spacciare il Paradiso, senza un inferno visibile in Terra a tanti poveri disgraziati che soffrono ingiustamente. Grazie a questo ingranaggio si creano le figure dei Messia popolari, ossia, sindaci, consiglieri regionali e parlamentari, che, sfruttando i tempi volutamente lunghi della burocrazia, rimangono sempre a galla, risolvendo problemi che, dopotutto, non esistono. Il caso del Capt di Praia a Mare ne è la prova. Si attende un decreto che lo riconvertirà in Ospedale. Di sicuro, questo atto prima o poi spunterà fuori. Di sicuro, i politici esulteranno; qualche cittadino ci crederà e qualche partito farà di tutto per accaparrarsi i meriti. Ma, ricordate, un pezzo di carta firmato rimane tale se non si tramuta in fatti e, nel caso della struttura di Praia a Mare, tutto diventerà realtà solo tra anni, anni e anni di strenua lotta politica. “Sempre se eleggerete gli uomini giusti”, dirà qualcuno nelle vostre case, durante le campagne elettorali dei prossimi decenni.
Il secondo aspetto da tenere in considerazione è il denaro che non c’è.
La sanità calabrese è un rebus che va risolto senza spendere una lira. Secondo il Governo centrale, ai calabresi, di soldi, ne sono stati versati anche troppi. Quindi, si toglie da una struttura e si riempie un’altra struttura. Ma c’è anche un altro aspetto, ossia, anche lì dove tutto dovrebbe funzionare, ci sono delle carenze. I presidi di Cetraro e Paola non sono messi meglio del Capt di Praia a Mare, e, anche la sanità privata-convenzionata è in sofferenza. Non è solo una questione di sprechi, ma di mancanze strutturali e logistiche così radicate che farebbero impallidire un profugo nigeriano. Basta chiedere a un qualsiasi paziente calabrese che, a causa di una patologia delicata, deve curarsi. Basta chiedere anche al personale medico o paramedico che, spesso e volentieri, opera in condizioni blasfeme.
Il terzo aspetto da tenere in considerazione è il futti futti.
Il debito sanitario calabrese, che ha portato al commissariamento del comparto, è senz’altro un capolavoro compiuto da tutti i calabresi nel corso di decenni e decenni di sprechi. Al meridionale piace il posto fisso e l’unico che può darglielo è il Messia popolare di turno. Il merito è sempre una bestemmia, anche oggi.
Si narra che…
C’era una volta…
Sono modi tipici con cui attendibili cantori popolari introducono i loro racconti sugli sprechi avvenuti nella sanità pubblica, soprattutto in quella dell’Alto Tirreno cosentino, dove, il posto fisso ha migliorato le condizioni sociali di molti individui, ma ha anche messo in atto abusi di potere, assenteismo, sfruttamento incondizionato delle risorse pubbliche e sciacallaggio. Tutti sanno, ma nessuno dice, anzi, sembra quasi che queste cose non siano mai esistite. Verissimo il fatto che l’ex Ospedale di Praia a Mare era in attivo, ma è anche vero che il merito non è di questo mondo, soprattutto in Calabria. Oggi, tutti vogliono di nuovo l’Ospedale, ma nessuno ricorda quando si faceva del male, a quella struttura, con parole e fatti. Verissimo che tanti hanno dato la vita, e continuano a darla, per far funzionare delle strutture ridotte all’osso, ma il debito parla chiaro. Certifica che Il sistema chiangi, futti e tira a campà ha vinto.     
E ora che ne sarà?