Insulti alla giornalista, tolleranza zero: denunciati anche Michela Sollazzo, Antonio Caridi e Gianfranco Caridi

0
Insulti alla giornalista, tolleranza zero: denunciati anche Michela Sollazzo, Antonio Caridi e Gianfranco Caridi

Dagli insulti del sindaco di Verbicaro in poi, abbiamo deciso di dire BASTA. Lo dobbiamo a noi, alle nostre famiglie, a questo mestiere e alle tante, tantissime persone che ci sostengono e che chiedono un’informazione che vada oltre la pubblicazione di una velina.
Dopo Francesco Silvestri, dunque, anche questi tre signori, guarda caso tutti e tre di Diamante e tutti con “amicizie” in comune, nei giorni scorsi si sono resi protagonisti di pesanti insulti nei confronti della nostra redazione e della nostra direttrice Francesca Lagatta. Nel caso di Gianfranco Caridi si è registrato anche una sorta di “richiamo” pubblico a una persona per la sola colpa di camminare fianco a fianco, qualche sera fa, alla nostra direttrice, tanto da costringere la persona in questione a rivelare pubblicamente fatti della propria vita privata e della direttrice per motivare la “passeggiata”.
E questo, dopo anni e anni di insulti, minacce e intimidazioni in cui abbiamo incassato come pugili sul ring, non è più possibile accettarlo. Questo accadeva perché i lettori erano abituati a commentare a ruota libera senza che nessuno intervenisse, tanto, vuole il pensiero comune, se sei un giornalista e quindi un personaggio pubblico devi accettare per forza di diventare il bersaglio di chiunque. Quasi fosse una medaglia da appendere al petto.
Devi sopportare l’odio di tutti quelli a cui hai pestato i piedi. L’odio degli amici di quelli a cui hai pestato i piedi. L’odio di tutti i parenti di quelli a qui ha pestato i piedi. E siccome di piedi ne abbiamo pestati assai, va da sé che siamo circondati di odio. Oltretutto facciamo il doppio della fatica perché lavoriamo in un territorio dove non c’è nemmeno il concetto di istituzione, figuriamoci se c’è quello di democrazia. Da qualche parte sul web abbiamo letto: “Nel Paese della menzogna la verità è una malattia”.
Da qualche tempo la nostra direttrice, dal 21 luglio nella classifica nazionale dei giornalisti minacciati redatta da Ossigeno per l’informazione, ha dovuto adottare misure di sicurezza e recarsi in Procura per denunciare una situazione ormai insostenibile. Non si tratta del singolo episodio che, ahinoi, subiscono un po’ tutti i cronisti. Non si tratta nemmeno della critica o del giudizio negativo nei confronti degli articolo, che invece è sacrosanto. Si tratta invece di attacchi alla persona e al suo privato che, guarda un altro caso, mirano a screditare prima la persona appunto e poi la professionista. Nessuno che osi argomentare, ma solo offendere. E ad oggi, ci teniamo a ricordarlo, la nostra direttrice non ha subito nessuna condanna per diffamazione.
Noi capiamo i bruciori di.. stomaco, ma adesso diciamo basta a quest’ondata di odio che purtroppo ha costretto la direttrice a cambiare finanche le sue abitudini di vita.
Ci interessa solamente far sapere tre cose a queste persone, e non solo a quelle sopra menzionate, ma a tutte quelle ci offendono gratuitamente: che lo Stato c’è; che ce ne strafottiamo altamente di una potenziale regia occulta, tanto più se si tratta di un politico con parecchi scheletri nell’armadio, e che se pensate di fermarci o di intimorirci avete sbagliato persone.
Mai nessuno ci ha fatto chinare la testa e mai lo farà.
Oltretutto, vi dobbiamo ulteriori due precisazioni. Una redazione non è fatta solo di firme, quelle che vedete negli articoli, ma di occhi e orecchie sparsi dappertutto, di decine di studi legali a disposizione, di un Ordine dei Giornalisti che tutela con ogni mezzo a disposizione i suoi appartenenti e di una media stabile di decine di migliaia di lettori al giorno a cui i vostri insulti non faranno cambiare idea. C’è l’affetto e il sostegno di centinaia di colleghi e quello di decine di associazioni. Non siamo soli e non lo saremo mai. E volevamo dire anche alla signora Solazzo che non ci mette a posto nessuno, noi ci sistemiamo da soli.
Quanto a voi, ad ognuno di voi insultatori, si passi la mano sulla coscienza e confessi a se stesso se questo è più odio nei nostri confronti o è paura che covate dentro.
Siamo solo all’inizio: avanti il prossimo.
La redazione La Lince