Piante officinali, Orlandino Greco: «Quei patrimoni sommersi da recuperare e valorizzare»

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Piante officinali, Orlandino Greco: «Quei patrimoni sommersi da recuperare e valorizzare»

La Calabria vanta in Italia e nella bioregione del Mediterraneo il più alto numero di specie botaniche presenti sul suo territorio frutto delle condizioni edafiche e delle sue condizioni geomorfologiche che fanno una “montagna” che senza soluzione di continuità, con poche e limitate eccezioni, si erge dal mare. Un patrimonio di enorme rilevanza economica mai compreso nella sua valenza e dinamicità che potrebbe avere ricadute economiche, ecologiche e culturali di enorme portata anche per l’importanza salutare che le piante officinali spontanee – aromatiche, medicinali ed alimentari – potrebbero avere nella prevenzione delle malattie croniche degenerative non trasmissibili come ampiamente dimostrato dagli studi di Ancel Keys condotti a Nicotera alla fine degli anni cinquanta che consentirono la identificazione del modello di dieta mediterranea di riferimento.
 
D’altronde la storia dell’arte farmaceutica occidentale si origina e si consolida nel bacino del Mediterraneo e sono i territori della Magna Grecia – Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia – a rappresentare i luoghi nei quali medicina, botanica, filosofia, magia e alchimia si sono mescolate e distillate in quella che in seguito si diffonderà per il mondo intero come arte medica.
Tra le erbe più usate in Magna Grecia c’erano la cicuta, le gemme di pino, l’anice, la salvia, il cedro, l’aglio, il lattice di fichi, il lentisco, le foglie dell’ogliastro ecc..
Ancora oggi in molti paesi dell’area del Pollino – Orsomarso, Saracena, Verbicaro – i pastori usano una pianta officinale, la sideritis, che era utilizzata come cicatrizzante dai soldati spartani ai quali era imposto di averne una certa quantità con loro prima di affrontare il nemico. Oggi la sideritis è il thé della salute dei greci consumata in infusione quotidianamente per le sue proprietà lenitive, anti-ossidanti, antibiotiche, batteriostatiche, disinfettanti, diuretiche, stimolanti, antianemiche, disintossicanti e analgesiche.
Oltre al valore medicale, le piante calabresi hanno un grande potenziale economico, in quanto utilizzate in ambito enogastronomico per la realizzazione di amari, liquori, spezie, infusi e conserve. Si tratta di prodotti naturali ricercatissimi in ambito internazionale e sono molte le aziende di settore che sarebbero interessate ad utilizzare le piante calabresi per le loro specificità e per le proprietà nutrizionali. In questo ambito, la promozione delle piante officinali calabresi, consentirebbe quindi di incrementare anche la produzione interna e l’export di prodotti calabresi che già oggi godono di grande considerazione oltre i confini regionali.
Questo patrimonio tutto calabrese fin ora è stato sottovalutato, non è mai stata messa in campo un’azione programmata che consentisse la reale valorizzazione di queste risorse della nostra terra. Per tutte queste ragioni insieme ai colleghi Sergio, D’Agostino e D’Acri, abbiamo depositato una proposta di legge, attualmente all’attenzione della Seconda Commissione consiliare, che prevede, attraverso un vero e proprio piano di programmazione, l’istituzione dell’ufficio unico dei prodotti erboristici e l’albo regionale degli operatori del settore erboristico, importanti azioni finalizzate all’individuazione di tutte le piante officinali calabresi e al coordinamento degli operatori di settore (http://www.consiglioregionale.calabria.it/pl10/PL%20167.pdf).
Queste azioni, unitamente a quelle previste dalla legge sulla Dieta Mediterranea di recente approvazione, consentiranno in tutto il mondo il riconoscimento della Calabria come regione dell’alimentazione naturale e salutare.
 

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