Cesareo: «Per non dimenticare, un anno fa il primo caso Covid in Calabria»

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Vincenzo Cesareo è l’ex direttore sanitario dello spoke Cetraro-Paola. Dallo scorso 14 gennaio risulta sospeso dall’incarico a seguito di una inchiesta giudiziaria, con la quale gli inquirenti stanno vagliando le sue responsabilità circa un presunto uso improprio dell’auto di servizio e l’autorizzazione a sottoporsi tamponi a vaccini anticovid a persone estranee all’ambiante ospedaliero. Cesareo ha però senza dubbio gestito la prima fase dell’emergenza sanitaria in Calabria in modo egregio, realizzando il primo centro anticovid della regione, senza che si sia mai registrato un decesso in reparto o il contagio di uno degli operatori sanitari, nonostante le scarse risorse di dispositivi protezione di individuale.

A lui, prima ancora del reparto Covid, toccò la gestione del primo caso in Calabria. Era un uomo di circa 70 anni di Cetraro, rientrato dal nord, da quella Codogno che tanto faceva paura in quei giorni. L’uomo era in cura nel reparto di dialisi dell’ospedale di Cetraro. Contro tutto e tutti, quando ancora non era ben chiaro cosa fosse il Covid e quali fossero le conseguenze, Cesareo continuò a garantire le cure di emodialisi all’uomo, solo in un secondo momento preso in carico dall’ospedale Annunziata di Cosenza, che lo ha seguito fino alle negativizzazione.

L’uomo si spense comunque qualche settimana più tardi a tardi, ufficialmente a causa di un ictus, che gli esperti indicano tra una delle possibili conseguenze della malattia nei soggetti più fragili.

Oggi Cesareo sulla sua pagina Facebook, ricorda quel che accadde il 28 febbraio di un anno fu. Fu una giornata sconvolgente, non solo per l’ospedale e la città di Cetraro, ma per tutta la Calabria, alle prese con un fenomeno semi-sconosciuto e una gestione della sanità da terzo mondo. Ecco cosa scrive nel suo post:

«Per non dimenticare. Giusto un anno fa mi stavo recando a Cosenza a bordo della “panda” messa a disposizione dall’ASP per raggiungere gli uffici del Risk management al fine di partecipare ad una riunione organizzativa per l’ormai conclamato avvento del Covid-19. Nei pressi dell’Università di Rende, venivo raggiunto da una telefonata del responsabile del servizio di Emodialisi del P.O. di Cetraro con la quale mi informava che c’era la necessità di dializzare un paziente, proveniente dalla cosiddetta cintura rossa di Codogno, che era risultato positivo al Covid-19. La Calabria aveva il suo primo caso!

Partecipata la questione alla riunione col Risk management e preso atto della normale incapacità di organizzare alcunché, mi recavo alla prefettura di Cosenza dove avevo saputo che si stava svolgendo una riunione alla presenza di tutte le cosiddette istituzioni proprio per discutere di quella che sarebbe stata dichiarata dopo pochi giorni una Pandemia.

Effettivamente a quella riunione c’era il gotha istituzionale: Prefetto, Questore, Comandante del gruppo dell’Arma dei CC, Presidente della provincia, Sindaco di Cosenza, A.O., ASP, Dipartimento di prevenzione dell’ASP, Rappresentante dei Medici di famiglia etc. etc. Dopo aver ascoltato un paio di interventi, chiesi la parola ed esordii: “a questo tavolo filosofale offro un problema reale…”.

Ricordo ancora le facce attonite dei presenti che certamente non si aspettavano di dover affrontare il problema e la incapacità degli stessi di guardarmi negli occhi. Rimasi ancora un’ora dopo essere intervenuto, dopodiché tornai immediatamente all’ospedale di Cetraro, perché era chiaro che da quel tavolo non potesse arrivare alcuna proposta, ma che il problema andava affrontato con urgenza visto che il paziente doveva dializzare per non morire.

Tornato in sede, insieme al dr. Roberto Pititto, uno dei veri eroi della crisi pandemica, organizzammo i percorsi, individuammo la stanza dedicata al paziente ed agli eventuali altri che sarebbero arrivati, in totale sicurezza per gli altri pazienti ed il personale. Fu grazie al sangue freddo, all’esperienza, alla professionalità che riuscimmo a dare un esempio di eccellenza vera e propria, dimostrando che in Calabria non è tutto negativo a riguardo della salute.

Grazie a tutti coloro che contribuirono insieme a tutti noi ed al servizio del 118 che ci supportò in modo eccellente».

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