Il diamantese Enzo Monaco alla Rai: 'Il cedro è nostro', la replica e il disappunto di Ugo Vetere

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Il diamantese Enzo Monaco alla Rai: 'Il cedro è nostro', la replica e il disappunto di Ugo Vetere

(Fonte foto: dal web)
Il diamantese Enzo Monaco va in tv a dire che il cedro è un’eccellenza diamatese di cui si sarebbero appropriati i paesi limitrimofi e sul web da alcune ore è scoppiata la bufera, tanto che è necessitato l’intervento del sindaco di Santa Maria del Cedro, cittadina della Riviera che è la culla dell’agrume tanto caro agli ebrei.
Di seguito il comunicato del primo cittadino.
“AD OGNUNO IL SUO E LA SUA STORIA. Il Cedro è Santa Maria del Cedro.
Con enorme ” disappunto” rilevo che oggi alla trasmissione televisiva RAI denominata Sereno Variabile, il Dottor Monaco, Presidente dell’Accademia del Peperoncino ha Testualmente riferito che altra eccellenza “diamantese” è il CEDRO di cui si sarebbero appropriati paesi limitrofi.
Gentile Dottor Monaco, la comunità di S. Maria del Cedro che “indegnamente rappresento” e i cittadini tutti non consentono a Lei e a chi vuole “attribuire alla città di Diamante meriti e titoli inesistenti” – non è la prima volta – di “far passare notizie non veritiere”.
I cittadini di Santa Maria del Cedro, il suo Sindaco, mai e sottolineo mai si sono permessi di rilevare (e potrebbero far tanto) che Diamante che viene definita la capitale del peperoncino non ha impiantato nel suo territorio neanche una pianta di peperoncino.
Il cedro è Santa Maria del Cedro.
Anche quanto uscito oggi dalla trasmissione televisiva richiamata prova che si è disposti a tutto pur di mettere in rilievo il “proprio orticello”.
Mi preoccuperei molto e di più di conoscere anche il suo pensiero sulla depurazione del suo comune o sulla raccolta dei rifiuti e di dove bivaccano i “camion una volta che i rifiuti sono raccolti”.
Ed ancora di come un lungomare (e la strada che lo costeggia) sia potuto diventare un ristorante all’aperto.
Ma capisco che questa è altra storia.
Da uomo delle istituzioni e Sindaco Fiero della mia comunità mi chiedo come la “tanta decantata festa del peperoncino” potrebbe avere la partecipazione che ha se la Regione Calabria eviterebbe di erogare – da decenni – contributi sproporzionati a danno di altri enti e comunità ad iniziare dalla mia”.
Ma come è risaputo la ruota gira.
Tra non molto ci saranno le elezioni nazionali e poi quelle regionali.
Magari mutando il Governo la festa del peperoncino non sarà più la festa “mascherata del PD”… prima era quella del PDL… e tante cose… potrebbero cambiare.
Con 300 mila euro all’anno… si potrebbe fare una grande festa con tutto il rispetto del CEDRO…  quello si… storia, cultura…. comunità, territorio.
Da ultimo per chi amministra (parlamentari, consiglieri regionali) ricordo che la città di Diamante ha le stesse dimensioni elettoralistiche di S. Maria del Cedro… a buon intenditor… poche parole.
Dimenticavo… a Diamante oltre al peperoncino, al cedro, cosa… produce la terra ?
Naturalmente nulla di quanto detto è contro i cittadini di Diamante, persone oneste, serie e laboriose o i suoi amministratori.
A proposito di storia ricordo le origini:
Il Cedro probabilmente è fra i prodotti più importanti del mondo Made in Italy. Infatti, nonostante non se ne conosca la rilevanza in termini di immagine, esso ha una interessante commercializzazione soprattutto all’estero.
E la maggior parte, per non dire l’assoluto, della produzione proviene dalla piccola fascia di costa calabrese che va da Tortora a Sangineto.
Ciò è vero nella misura in cui tale tratto costiero è conosciuto con il nome di Riviera dei Cedri.
Chi fra questi paesi gode di un più antico e particolare legame è, senza dubbi, Santa Maria del Cedro che dall’agrume ha preso il nome e che ha identificato lo stesso agrume (Cedro di Santa Maria del Cedro) in tutto il mondo.
Storicamente questa pianta, quella del Cedro, è antichissima: conosciuta già al tempo degli Egizi, quattromila anni fa, secondo alcuni studi riportati dal Fersini, Giorlando e Tuoto, da lì si diffuse nel mondo legandosi strettamente alle tradizioni e alle emigrazioni ebraiche. Conosciuto come Malus medica, o Malus felix o, ancora più semplicemente, come Citrus, secondo gli stessi studiosi, il cedro sarebbe stato originario della Media e della Persia, il territorio che corrisponde all’incirca all’attuale regione nord occidentale dell’Iran, a sud del Mar Caspio, per la Media ed al resto dell’area iraniana per la Persia. Tutto ciò, comunque, secondo un’interpretazione non del tutto esatta di Teofrasto. Il filosofo greco, allievo ed amico di Aristotele, infatti, così la descriveva in “Ricerca delle Piante” del 313 a.C.: “Quest’albero ha foglie simili a quelle del corbezzolo o dell’alloro e spine come il pero selvatico ed il biancospino, ma lisce, assai acute e robuste.”. Ma non tutti gli studiosi sono concordi con l’origine geografica: secondo gli studi del Miquel, sarebbe, in effetti, originaria della Cina, mentre per il De Candolle proverrebbe dalla regione dell’ Himalaia, nelle Indie Occidentali. Secondo altri studiosi ancora, per esempio il Bonavia, sarebbe, invece, impossibile riuscire a determinare con esattezza quale regione geografica possa vantarne i natali.
In conclusione, rispetto a quest’argomento, la tesi più accreditata sembrerebbe essere quella del Miquel, con l’arrivo dall’Estremo Oriente, anche se non è assolutamente condivisa da tutti gli studiosi. Più probabile ne rimane, invece, la diffusione: gli Ebrei, importatolo dall’Egitto, ne diffusero la coltivazione prima in Palestina e poi in tutte le altre regioni dove furono costretti ad emigrare per sfuggire alle deportazioni. Ma anche su tale questione spesso si è assistito a forti dibattiti culturali. Secondo le ricerche del Fersini, Giorlando e Tuoto, infatti, non sarebbe secondaria l’ipotesi dell’arrivo del cedro, nel Mediterraneo, ai tempi di Alessandro Magno (III sec. a.C.), il conquistatore di tutto il mondo allora conosciuto, dalle regioni esotiche della Persia e della Media. Secondo questi studi, in effetti, il cedro fu portato, dalle truppe alessandrine, da quelle terre orientali dapprima in Grecia e poi, da lì, in Sardegna, in Corsica, per finire, intorno al 130 d.C., sui lidi campani e partenopei.
Ma, la maggior parte degli studiosi è, comunque, concorde col sostenere la tesi della diffusione della pianta del cedro tramite le emigrazioni ebraiche. Quindi, secondo questa ipotesi, gli Ebrei conobbero il cedro,durante i quattro secoli di schiavitù in Egitto, da dove lo introdussero in Palestina e da lì in tutte le regioni del Mediterraneo dove furono costretti a fuggire per le persecuzioni: iniziando dalla deportazione degli Ebrei della Samaria, in Babilonia ad opera di Sargon II, all’Esilio in Babilonia, alla deportazione ad opera di Nabuccodonosor per finire con quella conosciuta col nome di Diaspora”.

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