'Saluta Andonio', il fenomeno web che stizzisce i cosentini

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'Saluta Andonio', il fenomeno web che stizzisce i cosentini

(Nella foto Marco Morrone. Fonte foto: dal web)
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L’avvento del web è stata la fortuna di molti. Per diventare ricco e famoso non è richiesta alcuna abilità e alcun titolo. Se fai qualcosa che ancora nessuno ha visto, fosse pure dire a tuo padre di salutare, ti guardano in 4 milioni e ti pagano fino a 1500 euro per un’ora di foto e autografi in discoteca.
E’ quello che è successo a Marco Morrone, oggi 16 anni, cosentino doc, ribattezzato nella rete “Saluta Andonio”, l’imperativo maccheronico che si sente rivolgere al genitore nei video postati su youtube nell’ennesimo tentativo andato a vuoto di ottenere un saluto per i suoi fan.
Sarà per quel faccione simpatico, sarà perché la cadenza cosentina ha sempre il suo ironico fascino, ma Marco ha saputo interpretare a pieno l’italianità media che seppur rinnegata a morte da tutti piace e attrae più di ogni altra cosa. Prima di lui pionieri della rivelazione erano stati gli attori Antonio Albanese, Checco Zalone e Maccio Capatonda, i cui relativi personaggi cinematografici, omaggi alla mediocrità, hanno conquistato i botteghini di ogni sala cinematografica.
Per Morrone ancora il salto al cinema non è arrivato ma si sarà saputo accontentare di 500 euro per l’ingaggio di mezz’ora di festa in piscina, per il lancio sul mercato della sua hit che trae ispirazione dal suo tormentone e della presenza nell’ultimo video di Fabio Rovazzi, al fianco di Gianni Morandi. Per uno che raggiunge le vette della notorietà perché racconta di essere andato a fare un giro all’Iper con gli amici è più che sufficiente.
Fatto sta che la popolarità è come la sabbia, più cerchi di stringere i pugni per trattenerla, più va per i fatti suoi. Così, malgrado tutto, Marco Morrone non solo ha trovato già l’amore ma, numeri alla mano, è attualmente il personaggio più amato del web. Il modo più gratificante per riscattarsi dai bulli che, a suo dire, lo vessano a scuola per il suo aspetto fisico appellandolo come “chiattone”, cioè grasso.
Secondo quanto ha pubblicamente dichiarato alla stampa in una delle sue interviste, sarebbe stato proprio la reazione a quelle violenze psicologiche a spingerlo a trovare affetto e consenso sul web, riuscendoci.
Quella di Marco insomma sarebbe una vera e propria favola a lieto fine se non fosse che a rovinargli la festa sarebbero proprio i concittadini. A Cosenza, ha più volte dichiarato il manager Valerio Vinciguerra, nemmeno Marco è profeta in patria. Il giovane sotto ai suoi post ricevere insulti di ogni genere, che vanno dalle solite, volgari offese per il suo peso fino ai “vergognati cretino”. Ma Vinciguerra smorza i toni e parla semplicemente di invidie e gelosie nei confronti del ragazzo.
Potrebbe essere proprio così, soprattutto considerando le umili origini della famiglia (i genitori gestiscono un piccolo mobilificio), che da un giorno all’altro ha risolto ogni possibile problema economico anche in previsione del futuro.
Ma c’è un’altra parte della città, quella meno limpida, per cui le motivazioni di tanto immotivato astio vanno ricercate nelle profonde radici sociali. E’ quella parte controversa di Cosenza, per certi versi snob e finto altolocata, che si oppone ai siparietti certamente trash del ragazzino fingendo vergogna e imbarazzo, ma continua a rimanere muta innanzi a quelli dei massoni, degli ‘ndranghetisti e degli uomini deviati dello Stato a cui ha consegnato le chiavi di casa.