Alto Tirreno | La vendetta dello Stato contro se stesso: roghi sono una guerra contro le istituzioni

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Alto Tirreno | La vendetta dello Stato contro se stesso: roghi sono una guerra contro le istituzioni

(Fonte foto: dal web)
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Prima di leggere questo articolo è doverosa una precisazione. Il fenomeno degli incendi si verifica a ogni inizio estate, da sempre, e solitamente per gli stessi motivi. Dietro ci sono sempre gli interessi. Di molti. C’è chi ha la necessità di rinverdire l’erba e chi di incassare soldi per fronteggiare il lungo e rigido inverno. Questo non lo scopriamo certo noi. Ma c’è un motivo ben preciso perché abbiamo scelto di avviare una inchiesta sugli incendi che riguardano esclusivamente l’alto Tirreno cosentino: perché hanno una precisa modalità, si sviluppano a delle ore precise e in precisi luoghi. In pratica, c’è una linea sottile di confine che li distingue da tutti gli altri.
Per capirne di più abbiamo sentito decine di testimoni e preso appunti su un foglio di carta, alla fine avevamo questi elementi dai quali partire:

  • tranne qualche sporadico episodio, il fuoco si è concentrato da Tortora a Belvedere, passando per l’entroterra: gli incedi sono mirati sull’alto Tirreno;
  • chi appicca il fuoco conosce benissimo il territorio ed è un lucido calcolatore;
  • tranne qualche sporadico episodio, il fuoco viene appiccato in zone talmente impervie che sono persino inadatte al pascolo;
  • gli incendi sono sistematicamente appiccati con l’intento di creare disagi: i roghi vengono appiccati per lo più in zone difficilmente raggiungibili dai mezzi di soccorso;
  • è una sorta di rompicapo: mentre i vigili sono impegnati nelle operazioni tra Tortora e Santa Maria del Cedro, ad esempio, il fuoco viene acceso a Verbicaro.
  • è una sfida alle istituzioni: gli incendi vengono appiccati di continuo, nei giorni in cui c’è vento, molto spesso alla luce del sole oppure di notte, in un orario compreso da mezzanotte alle due, quando i cittadini potrebbero essere ancora svegli e le forze dell’ordine in giro per controlli. Ma purtroppo non ci sono. Nella sola nottata di oggi, nella sola strada che collega Verbicaro a Santa Maria, noi de La Lince abbiamo visto prendere fuoco a 5 roghi in tre quarti d’ora e vedere passare non più di un decina di macchine. Tra queste, appunto, nemmeno una delle forze dell’ordine;
  • è escluso che possa trattarsi di affari per le ditte di canadair: vero è che prendono 15mila euro l’ora (5mila invece agli elicotteri) e che sono aziende private, ma qui arrivano tardi e se ne vanno quando i roghi sono ancora accesi. E’ risaputo che siamo il fanalino di coda della Calabria;
  • abbiamo dovuto escludere anche l’affare dello smaltimento dei rifiuti tossici: i punti in cui la terra prende fuoco, dicevamo, sono difficili da raggiungere con i mezzi e pertanto impossibile arrivarci con tir e mezzi pesanti per scaricarci il materiale;
  • i roghi vengono appiccati contemporaneamente, in più punti, per rallentare gli interventi e mandare nel caos le forze dell’ordine e ridicolizzare i sindaci che sono a capo della protezione civile del proprio Comune;
  • prova ne è l’incendio di Scalea di due giorni fa, appiccato volutamente durante la solenne processione della Madonna del Carmelo;
  • abbiamo però dovuto appuntare che in alcuni momenti critici dell’emergenza, il consorzio di bonifica integrale dei bacini dell’alto Tirreno, con sede a Scalea, si è inspiegabilmente reso responsabile della mancata erogazione dell’acqua dei pozzi gestiti dalla società, senza che nei giorni a seguire sia stato trovato il responsabile, e un valido motivo, di tale scempio, nonostante la denuncia del sindaco di Santa Marie del Cedro, Ugo Vetere (clicca qui per leggere la notizia). O l’ordine è partito dall’interno oppure i pozzi sono stati manomessi. In quei giorni, tra l’altro, decine di dipendenti dell’ente regionale erano tra l’altro impegnati in una protesta per il mancato pagamento degli stipendi che si protrae da otto mesi.

Tenuto conto che alcuni episodi si verificano certamente a causa dei piromani, persone ossessionate dal fuoco, e dei loro emulatori, i nostri testimoni ci hanno aiutato a dedurre che:

  • gli incendi vengono appiccati per vendetta, per creare un danno all’economia locale e all’immagine turistica della zona, probabilmente da chi ne ha a sua volta subito uno;
  • si crea il bisogno per accresce la domanda: più fuochi ci sono più c’è bisogno di personale, che nei mesi scorsi è stato invece decimato, declassato o lasciato senza impiego.  A tal proposito potremmo menzionare decine di liste e categorie in attesa di chiamata;
  • il messaggio è chiaramente rivolto alle istituzioni, mandate appositamente nel caos, denigrate e derise per inefficienza e inutilità.

A conti fatti non sappiamo chi sia l’autore o gli autori e sono centinaia le persone che appiccano il fuoco, sull’alto Tirreno, ma abbiamo capito perfettamente che sono centinaia ad avere un movente e che si tratta di una mera vendetta contro le istituzioni. Anzi, una guerra in piena regola.