Ospedale di Praia, il giornalista Troya denuncia falsi proclami a scapito dei malati

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Ospedale di Praia, il giornalista Troya denuncia falsi proclami a scapito dei malati

(Nella foto, il giornalista e responsabile Aned Antonello Troya)
“Fermo restando il principio che la riapertura dell’ospedale di Praia a Mare ribadisce la presenza di una sanità che tutela gli interessi del territorio, ciò, però, non deve andare a scapito dei pazienti, soprattutto di chi usufruisce di un trattamento salvavita. È il caso dei dializzati che almeno tre volte la settimana si recano presso il nosocomio praiese per essere sottoposti al trattamento”.
L’allarme viene lanciato dal responsabile provinciale dell’Aned, associazione nazionale emodializzati, dialisi e trapianto, Antonello Troya, il quale sottolinea come già in fase organizzativa alcuni segmenti importanti del reparto siano venuti meno. “Come è il caso del personale infermieristico – spiega Troya – abbiamo dovuto assistere già allo spostamento al pronto soccorso di alcune figure decisamente necessarie e che, quindi, sono venute meno al nostro reparto. La Dialisi non può essere trattata alla stregua di altri reparti: è una struttura in piena attività dove ci sono pazienti tutti i giorni la settimana per due turni, che diventano tre nel periodo estivo. Gli infermieri sono parte essenziale di controllo del paziente: la loro presenza è importante per cui non può subire decisioni amministrative dettate dalle politiche errate dei piani di razionalizzazione. Riaprire un ospedale non vuol dire far subire passivamente decisioni che penalizzano gli altri pazienti, altrimenti si rischia di generare danni ancora maggiori”.
Un altro punto su cui bisognerà focalizzare l’attenzione è quello del servizio mensa. “Il dializzato, quando inizia il trattamento – prosegue Troya – necessita di maggiore attenzione anche dal punto di vista alimentare. Non sono rari episodi di collassamenti che richiedono una nutrizione adeguata anche e soprattutto durante il trattamento dialitico. Che poi si tratta di poca cosa: una tazza di the, alcuni biscotti, che sembra che dal 1 novembre non saranno più a disposizione dei dializzati. Il servizio, da come si è capito, sarà privatizzato. L’azienda non ha alcuna intenzione di assistere il malato, per cui si tratterà di offrire al paziente solo ed esclusivamente alimenti decisi da chissà chi e fatti chissà come. Avete predisposto un servizio esterno? Va bene, ma quantomeno mantenete i servizi essenziali legati ad un tipo di terapia che richiede esigenze alimentari specifiche, al vaglio di un nutrizionista. Ad ogni modo ho chiesto al legale Tiziana Forestieri di Scalea se ci sono gli estremi di una diffida all’Asp e agire in sede legale per tutelare i diritti dei malati”.

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